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Calciatore torna in campo dopo il coma, ma a 25 anni deve ritirarsi: “Il mio corpo non ce la fa”

Alex Fletcher rischiò la vita per aver battuto la testa contro un cartellone pubblicitario, si salvò dopo un’operazione d’urgenza. Non riusciva più a camminare ma si ristabilì per giocare ancora. Oggi la decisione più difficile: l’incidente gli ha lasciato sordità permanente all’orecchio sinistro e problemi di coordinazione.
A cura di Maurizio De Santis
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Alex Fletcher si ritira dal calcio a 25 anni. L'attaccante del Weston-super-Mare (località inglese nel Somerset) aveva cercato a tutti i costi di tornare a giocare dopo il tremendo incidente per il quale a novembre 2022 (allora indossava la maglia del Bath City) rischiò la vita durante una partita della National League South. Nel tentativo di arpionare un cross, non riuscì a frenare lo slancio e andò a sbattere con violenza contro un cartellone pubblicitario a bordo campo e finì in coma. Sfiorò la morte, riuscì a salvarsi dopo aver subito un intervento chirurgico d'urgenza al cervello ma ci volle del tempo prima di ristabilirsi: periodo durante il quale affrontò anche un percorso di fisioterapia e riabilitazione perché riprendere a camminare.

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Rivederlo di nuovo con gli scarpini fece gridare al miracolo, in pochi avrebbero pensato di ritrovarlo sul rettangolo verde. Ce l'ha fatta ma adesso, considerate le conseguenze di quel tremendo impatto, deve smettere. Fletcher non ha altra scelta: problemi di equilibrio e coordinazione, sordità permanente all'orecchio sinistro sono gli strascichi che porterà per sempre con sé e lo hanno spinto, suo malgrado, a dire addio al calcio giocato.

"Non mi sento più lo stesso giocatore", ha ammesso a malincuore dopo aver provato a non mollare: a ottobre scorso passò al Weston-super-Mare ma dopo 11 presenze e 1 gol ha preso atto della situazione. Non ce la fa più. Molto toccante anche il video-messaggio condiviso sui social pochi giorni fa: "La vita non è aspettare che passi la tempesta… si tratta di imparare a ballare sotto la pioggia".

"Per me continuare a giocare a calcio è impossibile e ne sono davvero dispiaciuto. Tornare in campo per me è stato importante, sono convinto abbia favorito la mia guarigione. Ma da quando ho ripreso a giocare mi sono accorto che c'era qualcosa che mi mancava. Quelle stesse cose che mi avevano reso un bravo calciatore. Ci ho voluto provare perché se mi avessero negato questa opportunità le conseguenze a livello emotivo per me sarebbero state difficili da gestire".

Nel racconto che Fletcher ha fatto di quei momenti c'è una cosa in particolare che ricorda. Era stordito, dolorante ma ancora cosciente quando lo caricarono in ambulanza per il trasporto in ospedale. Dentro di sé si ripeteva che doveva restare sveglio nel timore di non riaprire più gli occhi. "Ho avuto la sensazione che se mi fossi addormentato o fossi svenuto non mi sarei svegliato più. Mi dicevo: devi restare sveglio il più a lungo possibile… ricordo le luci mentre mi conducevano in ospedale, luci molto forti sopra la mia testa. Inconsciamente sapevo di essere arrivato in un posto dove mi avrebbero curato. Poi ho perso i sensi".

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