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Caccia ai razzisti di Udine, presi altri quattro tifosi. A Maignan urlavano: “negro”, “scimmia”

Le indagini a tappeto hanno permesso alla Polizia di raggiungere altri responsabili dei cori razzisti durante Udinese-Milan. Per tutti (tre uomini e una donna) è scattato il Daspo di 5 anni, il club friulano li bandirà a vita dallo stadio.
A cura di Maurizio De Santis
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La Polizia ha individuato altri 4 tifosi dell'Udinese responsabili dei cori razzisti verso Maignan.
La Polizia ha individuato altri 4 tifosi dell'Udinese responsabili dei cori razzisti verso Maignan.

Gli urlavano "negro", "scimmia". Intonavano ululati, cori razzisti e quant'altro potesse offendere il portiere del Milan, Mike Maignan, La caccia ai tifosi dell'Udinese, che con i loro atteggiamenti di intolleranza hanno provocato la sospensione momentanea della partita di campionato (come da prassi seguita dall'arbitro, Maresca), ha permesso alla polizia di individuare altri 4 autori delle invettive rivolte al francese (uno era stato già scoperto grazie a una clip sui social). Un video circolato in Rete nei giorni scorsi, l'ausilio delle telecamere di sicurezza, le riprese tv che hanno mostrato come i gravi episodi siano continuati anche dopo lo stop temporaneo dell'incontro e l'esame dei filmati si sono rivelati decisivi per trovare i colpevoli.

Le persone raggiunte da provvedimenti da parte delle autorità sono tre uomini e una donna, di età compresa tra i 32 e 45 anni, residenti in provincia di Udine e nel capoluogo friulano. Tutti sono stati deferiti in stato di libertà e nei loro confronti è stato emesso un Daspo di 5 anni, la sanzione massima prevista per coloro che non risultano recidivi. All'atto istituzionale s'è aggiunto anche quello del club bianconero che ha deciso di bandire a vita dallo stadio i soggetti coinvolti nelle indagini.

L'arbitro, Maresca, discute con il portiere del Milan, Maignan, poco prima della sospensione.
L'arbitro, Maresca, discute con il portiere del Milan, Maignan, poco prima della sospensione.

Cronaca nera e sport s'intrecciano. Nella giornata di ieri s'è pronunciato il Giudice Sportivo che ha inflitto all'Udinese l'obbligo di disputare il prossimo incontro casalingo a porte chiuse. Perché è stato così severo e non s'è limitato solo al settore dell'impianto dal quale provenivano i cori razzistti? Al riguardo sono stato decisivi sia il referto del direttore di gara – che in un'intervista ha raccontato anche tutto il disagio personale per quella brutta situazione – sia il rapporto dei collaboratori della procura federale su quelle espressioni discriminatorie.

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Ecco perché nel verdetto il giudice sportivo ha precisato come "non sono state riportate chiare manifestazioni di dissociazione da tali intollerabili comportamenti da parte dei restanti sostenitori". In buona sostanza, se il resto del pubblico presente allo stadio si fosse palesemente dissociato quella reazione sarebbe valsa come attenuante per non arrivare a una sanzione così penalizzante anche per quella larga fetta di sostenitori che sarà costretta a stare a casa per una giornata. A favore dell'Udinese hanno deposto – come si legge dalla nota – "il comportamento attivo e la disponibilità manifestata fin da subito a collaborare per l'individuazione dei responsabili".

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