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Buffon racconta la rinuncia fatta per la Juve appena retrocessa: “Mi guardarono con occhi sgranati”

L’ex portiere ha parlato della rinuncia che ha deciso di fare nel momento in cui la Juventus è finita in Serie B. Una decisione che Buffon realizzò con grande piacere.
A cura di Alessio Morra
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Gigi Buffon è stato uno dei più grandi portieri nella storia del calcio, ha legato il suo nome in particolare alla Juventus che lo ha avuto in squadra per diciannove stagioni, compresa quella 2006-2007. Un'annata unica, irripetibile, perché i bianconeri disputarono la Serie B. Alcuni big vennero ceduti, tre campioni del mondo giurarono fedeltà: Del Piero, Camoranesi e Buffon, che in un'intervista ha racconto del momento in cui annunciò la sua volontà di rimanere.

In pochi mesi dal Mondiale vinto alla Serie B

Il 2006 è un anno che Buffon non potrà dimenticare mai. Il 14 maggio solleva lo scudetto, il 9 luglio 2006 la Coppa del Mondo, due mesi dopo era in campo in Serie B per giocare Rimini-Juventus, in mezzo il terremoto di Calciopoli: la rivoluzione del calcio italiano.

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"Se volete mi tolgo il 15 percento di stipendio"

La Juve finì in B, pure con una penalità. Buffon decise di non mollare i bianconeri. In un'intervista al canale Twitch di Juventibus il portiere ha raccontato del momento in cui all'allora dirigente Alessio Secco comunicò la volontà di rimanere: "Non andavo in Serie B perché magari mi ritoccavano il contratto, e mi facevano guadagnare di più, anzi era proprio il contrario. Mi tolgo anche i soldi. Quando andai lì a parlare con Secco a parlare gli dissi: "Se volete rimango, non ho problemi". Lui mi guardò con gli occhi sgranati: "Ma veramente Gigi?", gli risposi: "Visto che so che ci sono dei problemi economici mi potete togliere il 15% dello stipendio".

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"Sapevo che guardandomi allo specchio sarei stato orgoglioso di me"

Al di là dell'amore per i colori bianconeri, Buffon non mollò per una serie di motivazioni che ha spiegato in modo molto chiaro: "Avevo 28 anni, era il periodo migliore per un portiere professionista, ma avevo capito che la gente e la Juve aveva bisogno, per me è stato un piacere. Mi sentivo fosse la cosa gesta. Sapevo che tornando a casa e guardandomi allo specchio sarei stato orgoglioso di me. Questo era una cosa che mi faceva stare bene. Ho dimostrato con i fatti che la riconoscenza c'è".

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