Buffon contro i bacchettoni: “Puntare un milione su una scommessa non è ludopatia. Ci sono passato”
Gigi Buffon si trovava a Coverciano quando ad ottobre inoltrato arrivarono le forze dell'ordine per notificare a Sandro Tonali e Niccolò Zaniolo l'iscrizione nel registro degli indagati nell'ambito dell'inchiesta sulle scommesse illegali. A distanza di mesi da quell'episodio Gigi Buffon in un'intervista a Corriere.it ha voluto chiarire il suo punto di vista proprio sul controverso tema, con la sua proverbiale schiettezza.
Quello delle scommesse è un argomento che l'ex portiere, che ricopre oggi il ruolo di capo delegazione della Nazionale, ha definito come "delicato". D'altronde in passato lo stesso Buffon è finito al centro di una vicenda legata alle indagini su presunte scommesse clandestine, per cui fu prosciolto con il procuratore federale che archiviò la sua posizione. Dopo questa esperienza, l'ex di Parma, Juventus, e PSG ha avuto un quadro ancor più chiaro della situazione: "Credo sia sbagliato criminalizzare e non fare dei distinguo. Scommettere di per sé non è reato, gli stadi stessi e le trasmissioni sportive sono pieni di pubblicità di App di questo genere e lo Stato incentiva il gioco. Se invece un calciatore scommette sul calcio va incontro a punizioni che giustamente devono essere inflitte; ma se scommette sulla pallavolo, sul basket, sulle corse dei cani…non sta commettendo alcun reato".
Negli ultimi mesi, l'argomento è tornato caldo. I giocatori coinvolti nello scandalo scommesse, come Tonali e Fagioli, hanno ammesso di avere un problema di ludopatia. Anche su questo per Buffon è necessario fare delle distinzioni: "La cosa peggiora quando si parla di ludopatia, anche qui non centrando l’obiettivo: la ludopatia non è un problema di quanto spendi, ma del tempo che dedichi a questa attività. E questo dobbiamo spiegarlo ai ragazzi: non è che se si fanno continue scommesse da 1 euro trascorrendo ore e ore davanti alla App, allora è un tutto ok; mentre se uno spende 1 milione in un’unica occasione allora è ludopatico. Possiamo dire che è un cretino, va bene; ma la patologia nasce dalla dipendenza, la continuità con cui si fa una cosa".
Proprio in virtù di tutto questo, Buffon sa con chi prendersela, ovvero con i bacchettoni che spesso e volentieri giudicano senza conoscere. D'altronde proprio lui ne sa qualcosa e ne paga ancora il prezzo: "Non mi piacciono i bacchettoni che giudicano con una superficialità aberrante senza sapere poi realmente quali siano le motivazioni. Ci sono passato anche io venendo infangato senza aver commesso nulla: quando le cose si chiariscono, ci si dimentica di spiegare e chiedere scusa e si lasciano le persone con un’etichetta addosso. Lo trovo profondamente sbagliato".