Bruno Conti parla per la prima volta della malattia: “Friedkin voleva portarmi a sue spese negli USA”

Bruno Conti compirà 70 anni il 13 marzo, eterno ragazzino dalla zazzera che volava sulla fascia, dribblando tutti e andando sul fondo per crossare il mondo a favore dei compagni, cui non restava che spingere il pallone in rete. Che fosse Roberto Pruzzo nella Roma del primo Scudetto del 1983 o Pablito Rossi nell'Italia campione del mondo l'anno prima, Conti ha sempre fatto la fortuna dei centravanti: veloce, guizzante, con grande capacità aerobica e in grado come pochi di creare superiorità, si direbbe oggi, a tutto questo aggiungeva un piede sinistro molto sensibile. L'ex attaccante di Nettuno oggi racconta per la prima volta la sua malattia e il bellissimo gesto compiuto dal presidente attuale della Roma, Dan Friedkin.

Bruno Conti e il racconto della malattia: "Mi è riuscito un altro dribbling"
"Due anni fa mi hanno diagnosticato un tumore al polmone – Conti svela alla Gazzetta dello Sport – Devo ringraziare il mio medico di famiglia, il dottor Camilli, che si è accorto subito della mia tosse persistente e il professor Rendina del Sant'Andrea per le cure che hanno funzionato. E non dimentico il presidente Dan Friedkin che voleva portarmi a sue spese negli Stati Uniti: conservo le sue affettuose lettere. Ora però sto bene, gli esami sono tutti a posto. E posso dire che mi è riuscito un altro dribbling…".
Un amore così grande, 50 anni di giallorosso: "La Roma è tutta la mia vita"
Dire Conti significa automaticamente dire Roma, il club cui è stato legato per tutta la sua carriera da calciatore (salvo due brevi parentesi in prestito al Genoa) e poi anche dopo, per l'intera sua vita, visto che dopo il ritiro ha sempre rivestito ruoli nel club giallorosso, sedendosi anche brevemente in panchina come allenatore a interim nel 2005, fino ad arrivare a oggi quando è ancora coordinatore del settore giovanile. "La Roma è tutta la mia vita – racconta Bruno con amore e orgoglio – Ancora oggi quando sento gli inni di Venditti, Fiorini e Conidi mi emoziono, mi viene la pelle d'oca. Non ho mai pensato di lasciare la Roma, neanche quando Maradona ogni volta che ci incontravamo mi diceva ‘vieni a Napoli'. Mio padre, romanista fino al midollo, non me l'avrebbe mai perdonato. 70 anni di cui 50 passati nella Roma sono due traguardi: sono l'uomo con la più lunga militanza in giallorosso da calciatore, allenatore e dirigente".

Per chi non ha avuto il piacere di vedere Bruno Conti in azione ai bei tempi, le sue parole di oggi sono meglio dei vecchi filmati che si trovano su YouTube: "Voi non potete neanche immaginare quanto mi sono divertito… dribbling, tacchi, finte e controfinte, che giocassi da ragazzino per strada con gli amici di Nettuno o contro Briegel in Italia-Germania per diventare campione del mondo. Perché io col pallone ci facevo l'amore…".

L'occhio lungo nel settore giovanile: "Ho preso io Daniele De Rossi, il mio fiore all'occhiello"
Quanto alla competenza del Conti responsabile per decenni del settore giovanile della Roma, basti pensare ad alcuni dei nomi scoperti da Bruno (questo è solo un piccola elenco): "Il primo anno presi Pepe, Bovo, Aquilani e il mio fiore all'occhiello di sempre, Daniele De Rossi. La lista negli anni è lunghissima. E quante plusvalenze… Romagnoli, Bertolacci, Caprari, Politano, Frattesi, Scamacca, Calafiori, Pellegrini, Zalewski, Bove, Pisilli".