Bruno Conti: “Morì il Papa e invitarono la Roma in Vaticano. Intervenne Cassano, l’ho rovesciato”

Correva l'anno 2005: il 2 aprile moriva Papa Giovanni Paolo II, qualche tempo dopo la Roma veniva invitata in Vaticano e Antonio Cassano portava Bruno Conti sul punto di "rovesciarlo". Ma andiamo con ordine. Conti, una vita in giallorosso tra la carriera da calciatore e la guida del settore giovanile dove tuttora lavora a 70 anni appena compiuti, ebbe la grande gioia in quel 2005 di essere chiamato ad allenare la Roma: accadde dal 14 marzo al 30 giugno, dopo le dimissioni del tecnico Delneri. Una panchina ad interim che Bruno ricorda così: "La Roma non l'ho allenata, l'ho traghettata. Nel 2005, il giorno del mio compleanno, ero a Cagliari a trovare i nipotini. Mi telefonò Rosella Sensi. E mi disse: ‘Abbiamo fatto una riunione e abbiamo pensato a te per guidare la Roma'. Ho capito cosa dovevo fare in quel momento".

Cassano e la morte del Papa: "Ma è obbligatorio venire?"
Tra le cose "da fare" c'era anche gestire un certo Cassano, all'epoca 22enne: "È stato un anno particolare – ricorda Conti a ‘Repubblica' – Ci siamo salvati a Bergamo con un gol di Cassano, avevamo davvero paura di retrocedere. E c'è un episodio… Quell'anno morì il Papa e invitarono tutta la squadra in Vaticano. Convocammo i giocatori per dirglielo. Intervenne Cassano: ‘Ma è obbligatorio venire?'. Io già un po' arrabbiato, risposi: ‘Assolutamente no, se non vuoi venire, non vieni'. Dopo un po' lui fa: ‘Però se non vengo non vorrei che poi i giornalisti…'. Non vi posso dire quello che gli ho detto, l'ho rovesciato. Ma con Antonio c'è un affetto profondo, ci vogliamo ancora oggi un bene dell'anima".
Quell'anno la Roma poi arrivò in finale di Coppa Italia e si classificò ottava in campionato. In estate arrivò Spalletti e la carriera in giallorosso di Cassano si avviò alla fine, con l'esclusione dalla rosa per qualche settimana e la successiva cessione al Real Madrid nel gennaio del 2006. Un errore di cui col senno di poi il barese si è amaramente pentito.

C'è un consiglio di Totti che non seguì e che ancora ricorda bene: "Stavamo trattando il rinnovo del mio contratto, era un momento di difficoltà tra me la società e lui mi disse ‘Antò ricordati: meglio guadagnare meno ma essere felici che andare da qualche altra parte del mondo e non essere sereno al cento per cento'. Infatti sono andato al Real Madrid e dopo un anno e mezzo sono andato via. Ero sedotto dall'offerta del Real ma all'epoca, se avessi ascoltato il consiglio di Francesco, probabilmente sarei rimasto a Roma per dieci, quindici anni insieme a lui. Quello è stato il consiglio che mi ha dato e che dovevo ascoltare. Però al mio solito sono andato d'istinto, di testa mia. Ho sbagliato, e chi è causa del suo mal pianga se stesso…".