Bridge, veleno su Mancini: “Non è un buon tecnico, ti faceva allenare con le sagome”
Dall'orgoglio alla rabbia il passo è breve. In Inghilterra sono passati da uno stato d'animo all'altro dopo la sconfitta in finale degli Europei contro l'Italia. Se la sono presa con tutti, a cominciare dai 3 ragazzi della nazionale (Rashford, Sancho e Saka) divenuti oggetto di insulti razzisti per aver sbagliato i calci di rigore. Poi hanno messo nel mirino Giorgio Chiellini, sostenendo che quel fallo commesso nel finale – prima dei supplementari – meritasse l'espulsione e per questo la gara fosse da ripetere come indicato a corredo della petizione patriottica. Adesso al centro delle critiche è finito anche il commissario tecnico della Nazionale Azzurra, Roberto Mancini, che dall'altra parte della Manica conoscono bene per la sua esperienza al Manchester City e in Premier.
Un ex calciatore dei Citizens fa proseliti quando, parlando della vittoria dell'Italia a Londra nella serata nefasta (per i tre Leoni) di Wembley, fa riferimento all'ex allenatore ai tempi di Manchester. È Wayne Bridge la voce che si unisce al coro dei tifosi che hanno provato a svilire il successo della selezione tricolore. "Vederlo vincere mi ha fatto male – ha ammesso nell'intervista a The Big Stage di Bettingexpert -. Non è così bravo dal punto di vista tattico anche se, forse, non è il peggiore che abbia avuto".
Bridge trasuda veleno e ha un groppo in gola, come Fonzie, quando deve pronunciare le fatidiche paroline: "Mi è difficile dirlo e mi costa tanto doverlo fare… quello che ha fatto Mancini con l'Italia è stato grande. Peccato, perché quando in famiglia abbiamo visto che l'Inghilterra vinceva eravamo doppiamente soddisfatti: per il risultato e soprattutto perché lui stava perdendo". Dove nasce tanto odio? Lo spiega poco dopo quando racconta perché, nonostante la conquista del titolo con il City, non è stato giusto riconoscergli così tanti meriti. "Se guardate ai calciatori e alla squadra che aveva, l’ha vinta grazie a loro, non perché è un buon allenatore".
Non si sono mai piaciuti. Bridge non ha peli sulla lingua e lo ribadisce quando cita anche alcune modalità di allenamento che riteneva incomprensibili. "Non mi piacevano affatto – ha aggiunto -. Facevamo tattica contro le sagome e lui dava indicazioni su come e dove correre, a chi dare la palla. Ma se qualcuno gli chiedeva qualcosa, come è successo con Bellamy, lo zittiva".