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Brasile, Botafogo e Fluminense non vogliono giocare a causa della situazione Covid-19

Caos in Brasile, tra emergenza sanitaria per il Covid-19 e le discussioni sulla ripresa del campionato di calcio. Due club importanti come Botafogo e Fluminense non intendono tornare in campo e hanno deciso di agire per vie legali contro la decisione della federazione di Rio de Janeiro, che aveva deciso di riprendere a giocare il 18 giugno. I presidenti delle due squadre si sono fatti sentire nelle scorse ore (“Manca contatto con la realtà”, “Siamo contrari”) e nelle prossime ore ci saranno sviluppi.
A cura di Vito Lamorte
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Non è una situazione semplice quella che sta vivendo l'America Latina e in particolare il Brasile per la pandemia Covid-19. Nonostante il più grande stato del continente sudamericano sia diventato il focolaio della pandemia di Coronavirus, con numeri che parlano di 44mila morti; la federazione di Rio de Janeiro aveva deciso di riprendere a giocare il 18 giugno e due delle principali squadre di calcio brasiliane, Botafogo e Fluminense, hanno fatto sapere che non intendono tornare in campo con questa situazione sanitaria. I due club hanno fatto sapere che metteranno in piedi iniziative legali sulla base di motivi di salute e sicurezza per evitare di tornare in campo così presto e con la curva dei contagi che non accenna a scendere in tutta la nazione. Anche nei pressi dello stadio Maracanà, che oggi compie 70 anni, come in tanti altri impianti nel mondo è stato costruito un ospedale da campo per provare a combattere l'emergenza.

C'erano stato già diverse polemiche in merito a questa decisione, visto che le autorità sanitarie brasiliane che avevano programmato il rientro agli allenamenti per l’8 giugno e le partite a partire dal 10 luglio, ma ora sono due dei club più importanti del Brasile a opporsi a questa decisione e nelle prossime ore ci saranno certamente sviluppi importanti.

Il "no" di Botafogo e Fluminense

Il presidente del Fluminense, Mario Bittencourt, ha dichiarato contrarietà al ritorno in campo e ha aggiunto che i suoi giocatori sono fermi da meta' marzo e non sono pronti a riprendere: "La pandemia continua, le date previste per le nostre partite (22 e 24 giugno) sono inaccettabili dal punto di vista della salute dei nostri giocatori, non scenderemo in campo e cercheremo di agire nella giustizia sportiva per fare ciò che è giusto".

Dello stesso parere è Nelson Mufarrej, numero uno del Botafogo, secondo cui la federazione non ha la percezione di ciò che gli accade intorno e per questo ha usato parole piuttosto forti: "Sfortunatamente la maggior parte dei club capisce che questo è il momento di giocare di nuovo, nonostante le scene caotiche che stiamo vivendo in questo momento. Noi siamo contrari".

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