Bove non sa se potrà giocare ancora a calcio: cosa prevede il rigido protocollo per l’idoneità sportiva
Per Edoardo Bove il peggio sembra essere passato, dal momento del malore improvviso in Fiorentina-Inter all'immediato soccorso sul campo grazie all'intervento di alcuni compagni e l'utilizzo del defibrillatore, fino alla corsa d'urgenza in ospedale per l'immediato ricovero. "E' cosciente e respira in modo autonomo" le parole più confortanti nel primo bollettino medico poche ore dopo l'accaduto, che ha rasserenato tutti. Ora, il ragazzo è sempre monitorato ma ha già parlato con amici, familiari e il club, "convincendo" i compagni a scendere in campo per la gara di Coppa Italia. Resta però un alone di perplessità sul suo futuro agonistico: Edoardo Bove potrà ancora giocare a calcio?
La domanda è delicatissima e al momento non conosce una vera e propria risposta definitiva. Troppo poco tempo è trascorso tra il malessere al Franchi e le prime valutazioni cliniche. Di certo, per il 22enne centrocampista della Fiorentina, la carriera sportiva è solamente uno degli aspetti secondari rispetto alle condizioni generali di salute, ma è pur sempre un argomento "caldo", visto il particolare protocollo di idoneità sportiva che in Italia è più rigido rispetto ad altri Paesi e che già in passato ha impedito, di fronte a problemi cardiaci, ai calciatori di poter tornare a giocare: esemplare il caso di Eriksen nell'Inter.
Perché Bove è stato male in campo? Le cause dell'aritmia accusata
Per Edoardo Bove, al momento si parla di un’aritmia ventricolare con una "torsione di punta" che lo ha fatto collassare al 17′ di Fiorentina-Inter, motivo per il quale è stato fondamentale l’uso del defibrillatore. E' questa la prima diagnosi più accreditata anche se è fondamentalmente prematuro ritenerla definitiva. Molti luminari e dottori si sono espressi a riguardo, indicando possibili molteplici concause al malore.
Sotto analisi c'è la reale natura dell'aritmia accusata: i disturbi del ritmo cardiaco o della frequenza cardiaca possono essere causati da una malattia cardiaca strutturale di origine genetica, oppure congenita, dando anche una patologia infiammatoria come la miocardite. Oppure questa tipologia di anomalie cardiache possono essere anche di natura isolata e irripetibile, causate da un traumatismo occasionale che non comporta rischio di recidive.
Bove potrà tornare a giocare? L'idoneità sportiva in Italia
Ora Edoardo Bove verrà sottoposto ad una serie di test clinici particolari per capire la natura del malore e se potrà continuare l'attività agonistica. Il protocollo medico per l'idoneità sportiva è molto rigido: non devono esserci rischi di recidiva per il ragazzo, pena l'impossibilità di tornare in campo. Si procederà ad una risonanza magnetica cardiaca e una Tac alle coronarie per arrivare ad una diagnosi conclusiva si sosterrà anche un test sotto sforzo.
Solamente dopo si capiranno le reali condizioni cardiache di Edoardo Bove che potrebbe avere anche necessità dell'inserimento di un defibrillatore sottocutaneo, un dispositivo impiantato chirurgicamente in grado di rilevare costantemente il battito cardiaco irregolare o ritenuto pericoloso, producendo uno shock salvavita per riportare il ritmo alla normalità.
Se le future analisi e controlli medici porteranno a questa soluzione, Bove dovrà dire addio certamente all'attività agonistica almeno in Italia, visti i precedenti. Il protocollo di idoneità sportiva non ammette eccezioni nel nostro Paese con regole più ferree rispetto ad altri. Nel calcio è rimasto esemplare il caso di Christian Eriksen, giocatore dell'Inter, tornato a giocare solamente all'estero e con la propria Nazionale dopo il malore accusato durante gli Europei con la Danimarca, e nel ciclismo c'è stato il ritiro di Sonny Colbrelli, anch'egli costretto al defibrillatore sottocutaneo che mai gli avrebbe permesso di tornare a gareggiare.