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Bonucci tocca la palla col braccio, perché l’arbitro non ha concesso rigore alla Sampdoria

Perché l’arbitro, Piccinini, non ha assegnato il calcio di rigore alla Sampdoria per il tocco di braccio di Bonucci? La risposta è nelle parole del designatore, Rizzoli, che poche settimane fa invitò i direttori di gara a valutare diversamente alcuni episodi rispetto all’anno scorso: “I difensori non possono giocare come pinguini, se il braccio non poteva essere più ritratto non deve essere punibile”. E secondo il fischietto nell’intervento dello juventino non c’è alcun dolo.
A cura di Maurizio De Santis
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Il fallo di mano di Leonardo Bonucci su tiro ravvicinato di Bonazzoli. È l'episodio da moviola avvenuto durante Juventus-Sampdoria che ha fatto discutere tifosi e addetti ai lavori alla prima giornata di campionato. Succede tutto al 44° del primo tempo: il calciatore dei liguri calcia la palla e la indirizza verso il centro ma la sfera colpisce sul braccio sinistro il difensore bianconero che si trova a distanza ravvicinata.

Perché l'arbitro, Piccinini, non ha concesso il calcio di rigore e il Var (Calvarese) non è intervenuto? La risposta è nelle parole del designatore, Nicola Rizzoli, che alla vigilia del campionato di Serie A aveva indicato le linee guida della nuova stagione: ovvero, una differente valutazione da adottare per evitare di penalizzare troppo i difensori e concedere penalty a pioggia (186, un record, quelli fischiati nell'ultimo torneo concluso ad agosto).

C’è contatto e contatto, soprattutto nel calcio – l'opinione di Rizzoli -. Le situazione vanno valutate al momento ma in linea di massima non possiamo togliere al difensore la possibilità di fare un movimento istintivo. Se il braccio non poteva essere più ritratto non deve essere punibile. L’obiettivo è permettere ai difensori di non giocare come i pinguini.

Il direttore di gara, Piccinini, s'è adeguato ritenendo che il braccio largo di Bonucci rispetto al corpo non fosse viziato da dolo, né ci fosse un chiaro movimento in direzione della palla sì da ostruirne la traiettoria. Piuttosto, quella postura – e la conseguente interpretazione – rientrerebbero sotto l'esempio dei "difensori come pinguini". Il timore di provocare un calcio di rigore li portava spesso ad avere braccia sempre attaccate al corpo, limitando di fatto agilità e movimenti nello sviluppo di un'azione.

Quanto accaduto all'Allianz Stadium rappresenta il primo caso della stagione, l'esempio che traccia una linea spartiacque molto netta anche rispetto al recente passato. Un esempio su tutti? Il rigore che venne concesso alla Fiorentina per il tocco di braccio ravvicinato di Zielinski su deviazione di Castrovilli.

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Allora quell'intervento, nonostante posizione e dinamica dell'azione, venne giudicato irregolare e concessa la massima punizione alla viola. Ma quella era l'epoca dei "difensori pinguini", solo le prossime partite potranno chiarire se invece è iniziata quella dei "difensori che mettono le ali".

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