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Bonucci svela tutte le bugie della Juventus: “Giuntoli e Manna a casa mia, mi hanno umiliato”

L’ex difensore bianconero racconta la sua verità sull’addio alla Juventus e cosa è successo. “Mi dissero anche che la mia presenza in campo avrebbe ostacolato la crescita della squadra”.
A cura di Maurizio De Santis
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Leonardo Bonucci ha spiegato perché è il rapporto con la Juve è finito malissimo.
Leonardo Bonucci ha spiegato perché è il rapporto con la Juve è finito malissimo.

Leonardo Bonucci dice tutto. Vuota il sacco. Toglie il peso e il magone che ha sullo stomaco. Prede il sassolino dalla scarpa e lo scaglia con quel mondo Juve dal quale se'è sentito cacciato, messo alla porta da un giorno all'altro, senza nemmeno il ‘tatto' di un abbraccio (sono le parole della moglie, Martina, condivise sui social con altrettanta amarezza) e di un addio meno traumatico.

Non era utile alla causa, non lo volevano più e gliel'hanno spiegato con metodi molto espliciti: escluso da tutto, lasciato ad allenarsi da solo di sera (dopo le 19.30), esiliato e messo in un angolo. A maggio scorso era in campo a mostrare con orgoglio e un po' di emozione, ora si ritrova spiegare, chiarire, precisare.

Avverte il bisogno di farlo perché, dice, al netto del lite che finirà in tribunale per il danno che ritiene di aver subito (e per il quale chiederà risarcimento): "Ho sentito cose non vere dette dall'allenatore – le frasi di un'intervista concessa in esclusiva a Sportmediaset -. È falso che a febbraio mi era stata comunicata la volontà di interrompere il rapporto".

A maggio scorso fu premiato per le 500 presenze in bianconero. In estate l'addio avvelenato.
A maggio scorso fu premiato per le 500 presenze in bianconero. In estate l'addio avvelenato.

Non è l'unica inesattezza/menzogna sulla quale il calciatore ha deciso di intervenire. Al brusio di sottofondo alimentato sul suo conto ha risposto lanciando sul tavolo una considerazione ulteriore: "A fine maggio avevo dato la mia disponibilità per fare anche da quinta, sesta scelta in difesa. Ero disposto anche a fare da chioccia per i più giovani del gruppo". Ma per lui non poteva esserci più spazio.

Adesso è all'Union Berlino, destinazione che ha accettato dopo la lunga estate calda di chiacchiere e distintivi che gli hanno messo addosso. Potrà giocare la Champions League e conserverà quel palcoscenico di rango a cui teneva. Ma da Torino non sarebbe mai andato via, sarebbe rimasto a prescindere dalla competizione europea, da tutto. Qualcun altro, però, aveva altre idee su di lui.

L'ex difensore ha vuotato il sacco sulle motivazioni che lo hanno allontanato da Torino.
L'ex difensore ha vuotato il sacco sulle motivazioni che lo hanno allontanato da Torino.

Bonucci aveva fiutato nell'aria che qualcosa stava cambiando, che intorno a lui s'addensavano ombre sospette, che dietro le quinte del mercato c'era chi tesseva la trama e tirava i fili perché la sua situazione evolvesse in maniera differente. Tra le righe degli articoli aveva trovato riscontro di ciò che pensava.

Come si dice: se due indizi fanno una prova, lui ne aveva raccolti abbastanza per farsi un'idea precisa di quanto stava accadendo a sua insaputa. "Ho annusato qualcosa – ha aggiunto il difensore – leggendo i giornali. Poi il 13 luglio Giuntoli (neo uomo mercato arrivato dal Napoli, ndr) e Manna (anche lui incaricato di occuparsi della rosa e delle trattative, ndr) vennero a casa e mi comunicarono che non avrei più fatto parte della rosa della Juventus. Mi dissero anche che la mia presenza in campo avrebbe ostacolato la crescita della squadra".

Quest'ultima riflessione è quella che gli ha fatto più male: "Questa è stata l'umiliazione che ho subito dopo oltre 500 partite in bianconero. Ho apprezzato la solidarietà di tanti giocatori, anche attuali ("sei stato un fratello" è il messaggio ricevuto, ndr) della Juve e di altre società. Tutti mi hanno manifestato la loro vicinanza per il comportamento irrispettoso che ho ricevuto dalla società".

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