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Bonucci racconta quel che non si vede degli allenamenti di Conte: “C’era l’incubo dei sette minuti”

L’ex difensore di Juventus, Milan e Nazionale ha svelato un dettaglio che spiega bene qual è la durezza della preparazione fisica del tecnico del Napoli: “Ti arriva fin dentro l’anima”.
A cura di Maurizio De Santis
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L'incubo dei sette minuti. Riccardo Montolivo sgrana gli occhi quando, durante il Club di Sky, ricorda cosa vuol dire avere Antonio Conte come allenatore. Sbuffa e guarda di lato, come a dire: chi c'è passato, certe cose non le dimentica. Davanti a lui, dall'altra parte del tavolo c'è Leonardo Bonucci che sorride sornione e, nel commentare il lavoro che l'ex ct sta facendo a Napoli, non può fare a meno di menzionare i metodi di allenamento che ha conosciuto direttamente. Non è arrivato a vomitare nel secchio – come gli ha chiesto scherzosamente Caressa – ma i suoi muscoli hanno buona memoria di quanto hanno dovuto patire perché la preparazione fisica dell'ex allenatore bianconero è qualcosa che "ti entra dentro". Attraverso la sofferenza, il sacrificio e concetti che sono un mantra del suo approccio "arriva fin dentro l'anima del calciatore".

L'ex difensore di Juve, Milan e Nazionale cita un esempio in particolare. L'opportunità di aprire una finestra sul passato e rendere tangibile la durezza del lavoro fisico sotto Conte e i suoi collaboratori gliela dà ancora Montolivo. Ma chi è dell'ambiente ricorda benissimo anche cosa succedeva ai giocatori del Tottenham e come si sentivano. E i calciatori del Napoli ne hanno avuto un assaggio in questi mesi. "C'era l'incubo dei sette minuti", dice l'ex centrocampista di Fiorentina e Milan. Ci pensa Bonucci a chiarire cosa vuol dire sottoporsi a quella sequenza.

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"Dovevi correre 100 metri per 7 minuti, 75 per 7 minuti, 50 per 20 secondi. Poi nel corso del tempo c'era anche chi riusciva a fare 16 di corsa e 16 di recupero di 100 metri. Quindi ti spinge sempre di più". Un flashback, può sentire la fatica addosso anche adesso che è comodamente seduto al tavolo della discussione. Altro assist: gli viene menzionato il primo anno di Conte alla Juve, anche in quel caso la squadra non faceva le coppe. "Si sudava cinque giorni su cinque…", gli dice ancora Caressa. "Più che 5 giorni sono i primi due – la replica dell'ex centrale -. Il mio inizio con Antonio è stato traumatico perché ero rientrato dal viaggio di nozze e mi ero presentato in condizioni non ottimali. Al primo allenamento mi sono fermato per i crampi, cosa che non credo sia capitata a molti".

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Ultima riflessione dedicata al fatto che Conte sa come trarre il meglio dai suoi giocatori. "Ti entra dentro, nell’anima. Kvara lo vediamo giocare in mezzo al campo cosa che non ha mai fatto, lo ha convinto che quello è il modo giusto. Questo significa che Antonio sa trovare la giusta chiave di lettura perché i calciatori lo seguano. Ha fatto così con la Juve, l’Inter, al Chelsea e anche in Nazionale. Lo scudetto è il suo obiettivo, ma ora vuole tenere la piazza un po' tranquilla e sa che ci potranno essere delle difficoltà".

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