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Bonucci affonda Allegri, si rifiuta persino di nominarlo: “Non mi aspettavo il gesto di Spalletti”

Bonucci sbugiarda Allegri e racconta il suo addio alla Juventus con le responsabilità dell’allenatore. Parole decise quelle del difensore.
A cura di Marco Beltrami
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Leonardo Bonucci racconta la sua verità sull'addio alla Juventus e lo fa in modo forte, diretto. D'altronde il difensore che si è accasato all'Union Berlino ha deciso di portare la Vecchia Signora in Tribunale proprio per le modalità della separazione. Separazione che a suo dire ha un unico principale responsabile ovvero Massimiliano Allegri.

Il tecnico toscano nell'intervista esclusiva rilasciata da Bonucci a Sportmediaset non viene mai chiamato per nome. Eppure è stato proprio lui nel racconto dell'ex bianconero a convocarlo nel marzo scorso per parlare del suo futuro e di un possibile addio alla Juventus.

La ricostruzione del centrale è finalizzata proprio a smentire quanto dichiarato da "l'allenatore": "Ho sentito le parole dell'allenatore secondo cui il concetto dell'addio a fine stagione sarebbe stato ribadito da lui stesso e dalla società a febbraio. Anche questo non è vero: l'allenatore mi ha convocato solo a fine marzo nel suo ufficio, prima della partita col Friburgo di Europa League, per dirmi che sarebbe stato il caso di anticipare- a suo modo di vedere- il mio percorso da allenatore lasciando il calcio giocato. Gli ho detto che rispettavo la sua opinione, ma che fino all'Europeo 2024 non volevo smettere".

La società si è dimostrata totalmente allineata con il tecnico e al termine della stagione ha provveduto a comunicare le gerarchie future in difesa: "Sarei partito dietro Gatti, Bremer, Danilo e un giovane della Next Gen diventando la quinta/sesta scelta in difesa e una chioccia per gli altri. Accettai senza volere creare problemi. In fin dei conti, sarebbe stato come la stagione scorsa".

Dopo mesi di silenzio ecco che il club attraverso Giuntoli e Manna ha messo Bonucci alla porta. Un'umiliazione per Bonucci che ha deciso di far valere i suoi diritti con la causa, soprattutto dopo aver ascoltato la versione dei dirigenti e dello stesso allenatore, definite piene di "falsità".

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Proprio Allegri è la causa del suo duplice addio alla Juventus. Il primo destinazione Milan dopo la lite e il celebre caso dello sgabello di Oporto, e la seconda di pochi mesi fa. Bonucci non ci gira troppo intorno: "È la seconda volta che mi trovo costretto a lasciare la Juventus, in entrambi i casi per la presa di posizione di un singolo, che non sono io… Quello che è sotto gli occhi di tutti è che non ho mai avuto un rapporto come avrei voluto con l'allenatore. Non solo per colpa mia perché ho il mio carattere e molto spesso ho preso posizioni per il bene della squadra e dei compagni. Si è così creato un corto circuito che non mi ha permesso di chiudere la carriera come avrei voluto". 

E infatti non manca anche una stoccata sull'ultima Juve quella dell'Allegri bis: "Dopo due settimane che non sono più nella Juve, è molto difficile pensare all'ultimo periodo. Mi piace pensare alla Juventus di cui ho fatto parte, quella che vinceva, la vera Juventus, quella che in questi ultimi due anni non si è mai vista. Non ho nulla contro la Juventus. La Juventus sono i tifosi, la squadra, i miei ex compagni".

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E Bonucci ha parlato anche dei messaggi ricevuti, tirando in ballo anche Pirlo che lasciò il Milan dopo la rottura con Allegri ritrovandolo poi alla Juventus: "Mi ha fatto sorridere Pirlo, che mi ha detto che magari potrebbe succedere come a lui: continuare a vincere da un'altra parte dopo che ti danno per finito continua Bonucci- ho sentito anche Chiellini, con cui ho un rapporto fraterno e pure Buffon che voleva sentire la mia verità, diversa da quella scritta dai giornali".

Dalle parole amare per Allegri, a quelle dolci per Spalletti. Bonucci ha raccontato un retroscena sulle ultime convocazioni, le prime del nuovo ct: "Voglio continuare a giocare e mettere in difficoltà Spalletti per la Nazionale. La sua telefonata per comunicarmi che non mi avrebbe convocato per queste ultime partite non era un atto dovuto, è stato un gesto che ho apprezzato tantissimo, fa capire il suo spessore umano, la sua sincerità: non avendo avuto una preparazione consona non poteva chiamarmi in azzurro. Me l'aspettavo, non sono scemo. Ma la maglia della Nazionale la sento sulla pelle come quella della Juventus".

Con la Juve dunque è finita malissimo, ma chissà che magari le strade non s'incrocino di nuovo in un altro ruolo: "Qualcosa in futuro ci sarà. Quando deciderò di cominciare ad allenare, ho bene in mente il mio percorso, quello che voglio fare. Sicuramente la Juventus quando sarò un tecnico non sarà quella di oggi e magari ci sarà il modo, un giorno, di riabbracciare i tifosi, di salutarli e fargli capire di quanto è stata importante la Juventus per me. Quella di oggi non la sento mia". 

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