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Bojinov: “Ho sperperato in Ferrari, Bentley e Porsche. Tornando indietro, investirei in appartamenti”

Valeri Bojinov ha smesso di giocare un paio di anni fa: “Mi piacerebbe fare il direttore sportivo, ma poi la vita è finita. Chi fa questo mestiere lavora 20 ore al giorno”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Valeri Bojinov ha compiuto 39 anni a febbraio e ha smesso di essere un calciatore da quasi due. L'attaccante bulgaro, la cui carriera ad alto livello si è praticamente tutta svolta in Italia salvo due parentesi con Manchester City e Sporting, si è ritirato nell'estate del 2023, dopo aver chiuso in patria con la maglia del Vitosa Bistrica. Oggi Bojinov lavora per la Federcalcio bulgara e fa capire che non è stato esattamente un oculato risparmiatore durante la sua carriera: "Un rimpianto? Aver sperperato soldi in Ferrari, Bentley e Porsche. Tornando indietro investirei in appartamenti. In ogni caso, avrei potuto fare di più in carriera".

La storia di Bojinov è quella di un calciatore talentuosissimo, che dopo l'esplosione al Lecce sembrava destinato a diventare uno degli attaccanti migliori in circolazione. Le cose non sono andate esattamente così, anche se parliamo comunque di un giocatore che ha vestito per più di 40 volte la maglia della sua nazionale, ma in bacheca ha solo una Coppa di Serbia vinta col Partizan, oltre al campionato di Serie B vinto nel 2007 con la Juventus dopo la retrocessione per Calciopoli.

Valeri Bojinov con la maglia della Juventus: ci ha giocato nella stagione 2006/07
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Bojinov e il sogno del Pallone d'Oro: "A 15 anni ero convinto di vincerlo"

Di quell'unica stagione alla Juventus, Bojinov si porta dietro il rapporto personale con Pavel Nedved: "Arrivai alla Juve a vent'anni nel 2006, in Serie B – racconta alla Gazzetta dello Sport – Quando accettai non sapevo nemmeno dove avrebbe giocato, volevo solo giocare con Del Piero e Buffon. Pavel mi prese sotto la sua ala e un giorno, a casa sua, mi fece alzare il Pallone d'Oro". Il riferimento non è casuale, visto a 15 anni "ero convinto di poter vincere il Pallone d'Oro", dice oggi Valeri, ricordando quando "Cavasin mi mandò in campo a 15 anni e 11 mesi contro il Brescia nel gennaio 2002".

Quanto al futuro, Bojinov spiega: "Mi piacerebbe fare il direttore sportivo, ma poi la vita è finita. La generazione è cambiata e oggi chi fa questo mestiere lavora 20 ore al giorno. Ho avuto la fortuna di avere Corvino, lo Special One dei direttori, il Messi del suo mestiere. Dobbiamo inchinarci davanti a lui. Un posto nel mondo oltre la Bulgaria? Lecce. Per sempre. Non vedo l'ora di tornare".

Un 18enne Bojinov salta sulla schiena di Zeman dopo aver segnato in un Lazio-Lecce
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Il rapporto con Zeman, all'inizio fu difficile: "Gli voglio bene"

Oltre a Corvino, l'altra persona fondamentale per la sua affermazione nel calcio è stata Zdenek Zeman: "Amore a prima vista? Macché, all'inizio mi stava quasi sulle palle.Ci furono scontri. Il giorno della presentazione, ad esempio, lui parlava piano, non sentivo niente e mi misi a ridere. Lui si girò di scatto e disse: ‘Ridi Bojinov, ridi, che da domani rido io'. Fu un ritiro massacrante: dieci volte i mille metri, gradoni, sacchi di sabbia, scatti. E mentre faticavo mi diceva: ‘Vuoi diventare come Sheva? Allora corri'. Non è finita: quando in allenamento segnavo un gol, lui fischiava e lo annullava. ‘Questo non è calcio'. Una volta mi cacciò via dalla seduta, ma gli chiesi scusa subito. Lui disse che avrei dovuto chiedere scusa a me stesso e che l'avrei dovuto ascoltare di più. Lì capii il suo valore e lo seguii in tutto. Gli voglio bene".

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