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Bojan Krkic schiacciato dall’ansia: “Dissi di fermare l’aereo, intervenne l’assistente di volo”

L’ex talento del Barcellona Bojan Krkic, che ha giocato in Serie A con Roma e Milan, racconta come gli attacchi d’ansia abbiano pesantemente condizionato la sua carriera e la sua vita: “Quando l’aereo già si muoveva lungo la pista, ho detto all’assistente di volo che dovevano fermarsi, lei mi ha detto che era impossibile, mi sono seduto per terra e ho smesso di avere coscienza di quello che succedeva intorno a me”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Bojan Krkic è stato un enfant prodige del calcio spagnolo, esordendo appena 17enne in Champions League con la maglia del Barcellona. Il guizzante attaccante sembrava destinato a ripercorrere le orme di Messi, nessuno ha raggiunto più velocemente di lui le 100 apparizioni in blaugrana, ma la presenza in squadra di tanti altri campioni gli suggerì di cambiare aria nel 2011, sbarcando in Serie A dove ha giocato un anno con la Roma e quello dopo col Milan. Da lì in poi Bojan è stato sostanzialmente un incompiuto, non dando seguito alle speranze riposte su di lui. Ma la sua carriera e la sua vita sono state ostacolate da una condizione di ansia che ha raggiunto livelli patologici.

"Un'onda gigante arrivava e mi trascinava via. Appariva all'improvviso e mi travolgeva. Non potevo fare niente, non conoscevo le cause, non la vedevo giungere ed era incontrollabile. C'erano momenti quando non vedevo via d'uscita. Cresceva sempre più e mi dominava, mi soffocava. È molto difficile da spiegare, lo capisce pienamente solo chi l'ha provato", racconta oggi a El Mundo il talento classe 1990 di padre serbo e madre spagnola.

Bojan Krkic abbraccia Francesco Totti: hanno giocato assieme nella Roma nella stagione 2011/12
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Oggi il 33enne Bojan – dopo aver giocato nel prosieguo della sua carriera con Ajax, Stoke City, Mainz, Alaves, Montreal Impact e Vissel Kobe, con cui ha chiuso col calcio giocato lo scorso anno – è tornato a vivere a Barcellona, dove coordina l'area calcio del club catalano, fortemente voluto lo scorso settembre, appena dopo il ritiro, dal Ds Deco, mossa avallata con convinzione dal presidente Laporta. L'ex calciatore di Milan e Roma ricorda quando ha capito che qualcosa non andava: "È iniziato presto, a metà della mia prima stagione al Barcellona, perché tutto è accaduto troppo in fretta ed è arrivato un momento in cui non c'era spazio per altre cose nella mia testa. Succedeva tutto molto velocemente: esordire, segnare gol, essere protagonista in prima squadra, attirare l'attenzione della Nazionale maggiore… Ci si aspettava troppo da me ed ero un bambino, non era normale per un ragazzo di 17 anni trovarsi in uno scenario così complesso".

"Giocare mi rendeva felice, lo è sempre stato, ma tutto il resto… Quando arrivi al mondo professionistico, giocare è solo una parte – spiega Bojan – La gente vede che hai qualcosa di diverso in termini di calcio e dimentica la tua età. Non importa, conta solo quello che fai sul campo. Questa società dell'immediatezza vuole tutto e lo vuole adesso. Non so se siano state solo le aspettative a causare l'ansia, ma sicuramente hanno avuto un ruolo. Dopo le partite, anche se avessi segnato, mi chiudevo in me stesso e mi isolavo da tutto. Era troppo veloce. Quattro o cinque mesi dopo l'inizio della stagione iniziarono gli attacchi. Giocavo molto bene e ogni giorno c'erano bei gol, copertine e risalto da tutte le parti. Questo per me è stato un problema perché sono sempre stata una persona molto timida, voglio sempre passare inosservato, non mi piace la folla… e all'improvviso non potevo uscire per strada. È stato un cambiamento brutale ed è arrivato un momento in cui, per così dire, ero stanco di essere Bojan".

Bojan con Leo Messi al Barcellona: si pensava che avrebbero giocato assieme per 15 anni, non sarebbe andata così
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I primi attacchi di ansia sono stati devastanti per il ragazzo: "Quando è apparsa per la prima volta quest'ondata di ansia, ho iniziato ad avere paura, perché non sapevo mai quando avrei avuto un altro attacco, quando quella palla che veniva dal nulla e che non potevo controllare mi avrebbe colpito di nuovo. Non volevo fare niente né vedere nessuno. Volevo stare semplicemente a casa, perché lì avevo la tranquillità che, se fosse successo, nessuno l'avrebbe visto".

Quanto potesse essere forte questa nuvola scura che improvvisamente lo avvolgeva, lo dimostra un episodio avvenuto nel 2014, quando Bojan decise di rompere definitivamente il legame col Barcellona – dopo il terzo prestito di fila, all'Ajax dopo le due italiane – trasferendosi a titolo definitivo allo Stoke City: "Nel terminal, in attesa di imbarcarmi sull'aereo per l'Inghilterra, ero triste ma tranquillo. Quando sono salito sull'aereo, qualcosa mi ha pervaso completamente e non sono riuscito a resistere. Tutto mi è crollato addosso. Quando l'aereo già si muoveva lungo la pista, ho detto all'assistente di volo che dovevano fermarsi, lei mi ha detto che era impossibile, mi sono seduto per terra e ho smesso di avere coscienza di quello che succedeva intorno a me. Sono stato così male che il pilota è tornato indietro. Ho frenato un aereo sulla pista. È stato un punto di svolta e il mio momento più spiacevole, ma ho avuto attacchi peggiori, solo che non c'era nessun altro con me".

Bojan esulta in maglia Milan dopo un gol al Siena a San Siro
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Oggi le cose fortunatamente sono molto migliorate per l'ex talento inespresso del calcio iberico: "Ritirarmi a 32 anni è stata una liberazione, ho preso il controllo della mia vita. Chiudo questa fase e ne inizio un'altra. Sono riuscito a restare al top per 16 anni e questo mi rende orgoglioso. Non cambierei nulla della mia carriera da professionista e anche per questo non mi manca: ho dato tutto, mi sono svuotato e ho sperimentato di tutto, nel bene e nel male. È tempo di vivere il calcio da un altro lato, imparare come funzionano le cose e cercare di aiutare quei giocatori che stanno attraversando quello che ho passato io adesso. Adesso sto davvero molto bene. In un nuovo momento, una fase di apprendimento e sto crescendo. Questo appena iniziato".

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