Boban punge Inter e Milan sull’inchiesta ultras: “Situazioni strane ma si sa da sempre: è preoccupante”
Zvonimir Boban ha voluto dare il proprio pensiero sull'inchiesta che imperversa a Milano sulle due curve di Inter e di Milan. Una indagine che ha scoperchiato il malaffare e la criminalità dietro alla gestione dei tifosi e che ha messo in difficoltà le due società a vario titolo coinvolte e che dovranno dimostrare la propria estraneità e distanza dai fatti contestati. "Si sa da tempo che è così" ha ammesso l'ex centrocampista croato, "una situazione preoccupante".
L'inchiesta sulle Curve di Inter e Milan, il pensiero di Boban
Ex giocatore, ex dirigente di club e della FIFA: Zvonomir Boban nel corso degli anni ha avuto modo di analizzare conoscere e confrontarsi con il mondo del calcio, nel bene e nel male. Anche entrando a diretto contatto con il mondo della tifoseria, soprattutto quella rossonera dove ha trascorso anni importanti da calciatore, fatti di vittorie e trofei. "Abbiamo saputo delle strane cose, tanti avevano troppo interessi strani e questa cosa è preoccupante. Si sa da tempo". Da quanto è uscito dalle indagini, più l'Inter del Milan dovrà rispondere ad accuse anche pesanti, come l'infiltrazione mafiosa all'interno degli affari della Curva Nord e i contatti con il club. "Abbiamo sempre saputo come stanno le cose e gli interessi che coinvolgono tanti… Non è facile per le società in questi casi" ha sottolineato Boban che però non si affretta né si addentra in giudizi: "Non giudico comunque, non sono dentro le cose e dobbiamo vedere il giudizio di chi sta indagando, poi si potrà commentare"
Boban in causa con il Milan per il licenziamento
Nel corso di una intervista a Radio Dee Jay l'ex centrocampista è ritornato anche ai suoi rapporti con il Milan, incrinati dal licenziamento del marzo 2020 quando venne cacciato in tronco, per una intervista sgradita. "Non ho alcun rancore, perché io amo, tifo e seguo da sempre il Milan. E devo dire quel che penso, sempre. Poi quando e se sbaglio sono pronto anche ad ammetterlo, ma quella intervista era sacrosanta. Dopo poco il mio arrivo non c'era già più comunicazione, avevano tessuto rapporti con Rangnick e non mi hanno permesso di chiarare la mia posizione. Ora per quel licenziamento siamo ancora in tribunale"