Bielorussia, si gioca ancora: tutti allo stadio senza mascherine, il Covid-19 non fa paura
A dorso nudo. L'uno affianco all'altro, sfidando perfino il freddo. Senza mascherine né altre misure precauzionali. A parte un termo-scanner per verificare la temperatura dei tifosi accorsi allo stadio, non c'è altro che la Bielorussia abbia fatto in occasione del derby di Minsk. Lì, in quella porzione di Europa che fa da anticamera alla Russia di Putin, in quella fetta di "vecchio continente" non ancora investita dal contagio da Covid-19, si gioca come se nulla fosse. Lì l'emergenza sanitaria per il Coronavirus che ha infettato molti Paesi, causando conseguenze drammatiche (è il caso dell'Italia e della Spagna in particolare) è percepita come qualcosa di "altro", un fenomeno che non preoccupa.
È anche per questa ragione che il campionato non s'è fermato. Anzi, è partito regolarmente e – come ammesso ironicamente da Hleb, ex calciatore del Barça e dell'Arsenal – pronto ad accogliere anche Cristiano Ronaldo e Messi… "Qui da noi si gioca, è tutto a posto", ha spiegato in un'intervista l'ex giocatore della nazionale. E così, mentre il mondo è in balia della pandemia che ha dato uno scossone fortissimo anche ai mercati e alle economie nazionali, mentre il bilancio delle vittime e dei contagi si aggiorna quotidianamente con precisione tragica, in Bielorussia si corre e si gioca in stadi aperti e con tanto pubblico.
La Vysshaya League – l'equivalente della nostra Serie A – è giunta alla seconda giornata di campionato e fa registrare due risultati a sorpresa: il primo è la sconfitta del Bate Borisov (battuto anche dallo Slavia Mozyr) che resta fermo a quota zero punti in classifica; il secondo è il ko della Dinamo Minsk nel derby contro l'FC Minsk. Che c'è di strano, esito a parte? Sulle gradinate e all'accesso degli impianti c'era tanta gente ammassata e in fila con la distanza di sicurezza che lì fa sorridere. E quando la temperatura corporea viene misurata ai cancelli sembra un rituale più che una necessità. Il mondo ovunque è in preda al terrore, in Bielorussia non lo sanno. O fanno finta. O credono di essere immuni da tutto.