Bertolini svela l’autodistruzione dell’Italia femminile: “Il volo di ritorno è stato allucinante”
Milena Bertolini racconta la sua verità: dopo l'uscita dell‘Italia dai Mondiali Femminili si è sollevato un polverone di polemiche che ha portato alle dimissioni delle c.t., non prima di aver pubblicato una dura lettera contro le calciatrici che si sono schierate contro di lei.
L'addio non è stato facile, così come è servito tempo per digerire l'amarezza di un'eliminazione arrivata a sorpresa. E al Corriere della Sera l'ex allenatrice della Nazionale ha cercato di raccontare la sua versione dei fatti, partendo dal caso più spinoso di tutti. Nelle convocazioni per i Mondiali non è comparso il nome di Sara Gama, colonna della squadra esclusa tra lo stupore generale dei tifosi.
"Al raduno di aprile ho parlato chiaro a tutte le giocatrici più esperte: attenzione, le giovani premono, nessuna ha il posto garantito. Sara inclusa" – ha chiarito Bertolini nel corso dell'intervista – "Se verrete al Mondiale, ho detto, potrete giocare o stare in panchina però il vostro contributo al gruppo sarà comunque importante. È il concetto di squadra che deve prevalere. Con Girelli, Cernoia e Bartoli è nato un patto: mi hanno dato la loro disponibilità totale. Sara l'ha presa male da subito: ho capito che quel ruolo, in Nuova Zelanda, non avrebbe potuto reggerlo".
La prima crepa nel gruppo era stata creata. Secondo l'ex c.t. le giocatrici più esperte non avrebbero preso bene la sua decisione: "Non è facile vedere le piccole che ti passano davanti. Dragoni ha 16 anni ma la testa da grande: potrebbe essere la prima italiana a vincere il Pallone d'Oro. Ma se sei una professionista devi riuscire a starci dentro a prescindere se la c.t. ti sta antipatica. La Spagna ha vinto il Mondiale dopo che metà delle calciatrici avevano sfiduciato l'allenatore. Quella è maturità".
E la sconfitta contro il Sudafrica, un avversario sulla carta nettamente inferiore all'Italia, non ha fatto che dare il colpo di grazia a tutta la squadra. Alla fine della drammatica partita la situazione all'interno degli spogliatoi era ormai irreparabile. L'aria era tesa e le senatrici azzurre avevano ormai preso una chiara direzione per il futuro.
Bertolini svela cosa è successo in quei momenti di grande agitazione, l'antipasto di ciò che sarebbe accaduto qualche giorno più avanti con la fine del suo percorso: "Finita la partita col Sudafrica sono andata a consolare le giovani, mentre le altre mi scansavano. C'era troppa rabbia in spogliatoio per fare discorsi. Non è vero che mi sono chiusa in camera. È vero che loro si sono riunite e hanno scritto quel comunicato. Il volo di ritorno è stato allucinante. C'è chi non ha più avuto il coraggio di guardarmi in faccia né di salutarmi".