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Bertolini lascia l’Italia femminile, dura lettera contro le giocatrici: “Facile cercare un capro espiatorio”

L’ormai ex ct risponde alla nota della squadra e usa pochi concetti essenziali molto forti. Attacca le senatrici: “Qualcuno pensava di avere un trono acquisito per sempre”. Parla di “consapevolezza e l’umiltà di saper lasciare il proprio posto”. E infine rincara la dose: “Non sempre i tempi di crescita personali coincidono”.
A cura di Maurizio De Santis
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Milena Bertolini ha lasciato l'incarico di ct della Nazionale femminile con una lettera profonda.
Milena Bertolini ha lasciato l'incarico di ct della Nazionale femminile con una lettera profonda.
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Ci sono almeno un paio di concetti che riassumono nel migliore dei modi lo stato d'animo e il senso della lettera di addio che Milena Bertolini ha condiviso sui social. "Facile ora cercare un capro espiatorio", dice l'ex ct che ha chiuso la propria esperienza alla guida della Nazionale italiana femminile con la sconfitta ed eliminazione dolorosa ai Mondiali contro il Sudafrica.

Il suo contratto era in scadenza ma ha voluto lasciare mettendo i puntini sulle "i". E ha aggiunto: "Qualcuno pensava di avere un trono acquisito per sempre", rispondendo al veleno col veleno, replicando a muso duro a quella nota congiunta delle giocatrici che avevano puntato l'indice contro chi (o coloro) che avevano permesso loro di rendere nel miglior modo possibile.

"Mi sono data il giusto tempo per osservare e ascoltare", ha spiegato Bertolini che dopo quattro giorni prende la parola, la usa per spazzare via ogni allusione e focalizzare l'obiettivo su un aspetto essenziale che all'Italia è venuto meno: il senso di una squadra corrotto da presunti personalismi.

La delusione dell'ex ct dopo la sconfitta contro il Sudafrica.
La delusione dell'ex ct dopo la sconfitta contro il Sudafrica.

Quando ognuno di noi non subordina il proprio protagonismo in favore della squadra, quando tra i singoli non si verifica un rapporto di complementarietà, quando si fatica ad accettare patti organizzativi di orientamento e di indirizzo di tutta la squadra (staff e giocatrici).

"Non siamo state messe in condizione di ottenere risultati differenti", è stata la frase simbolo di quel gruppo che – nel riconoscere i propri errori – ha scaricato il grosso delle responsabilità sul contesto e sulla direzione tecnica. Non lo hanno detto chiaramente ma il riferimento al blocco di Roma e Juventus "che ha fatto qualcosa di importante in Champions" salvo fare "tanta fatica prima a un Europeo poi a un Mondiale".

A queste riflessioni l'ex commissario tecnico ha risposto in maniera molto netta, utilizzando considerazioni altrettanto profonde a quelle che si ritengono le ‘senatrici' di un gruppo al punto da ritenersi intoccabili.

La consapevolezza e l’umiltà di saper lasciare il proprio posto, che non ci appartiene mai completamente, ma che ci vede passeggeri protagonisti solo se ci consideriamo di passaggio e non su troni acquisiti per un sempre.

Non è ancora finita. Bertolini toglie un altro sassolino dalla scarpa e fa riferimento alle accuse ricevute pur senza mai essere nominata direttamente.

Troppo ingenua e scontata la ricerca di un capro espiatorio – è un'altra frase fondamentale della lunga lettera -. Non ho nessun motivo che mi spinga a sentirmi o cercare un colpevole.

L'ultima porzione di missiva è un'altra tirata d'orecchie o schiaffo bonario a quelle calciatrice che difettano (ancora) in personalità, perché un conto è la maturità sportiva altro ancora è quella umana. L'una e l'altra non possono essere alternative. "Non sempre i tempi di crescita personali coincidono e non sempre è possibile raggiungere risultati positivi, ma non ho dubbi sull’impegno e le buone intenzioni di tutti". Concetto sottolineato da un altro particolare la lettera C maiuscola usata per augurare "alla Nazionale e a tutto il calcio femminile di Crescere e che tutto il Movimento torni a muoversi con vigore ed energia". 

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