Bernardeschi messo fuori squadra, caos a Toronto: con Insigne guida la rivolta contro il tecnico
Sta succedendo di tutto a Toronto e sfortunatamente per il club canadese di Major League Soccer la parte relativa al campo (disastrosa) è quella meno preoccupante: lo scenario emerso nelle ultime ore, con protagonisti anche gli italiani Federico Bernardeschi e Lorenzo Insigne, è quello di un caos totale che parte dallo spogliatoio ed arriva alla panchina del tecnico Bob Bradley. Con questi presupposti venefici, non ci si può stupire dell'ultimo posto in classifica della squadra, che ha perso 3 delle ultime 4 partite giocate (l'altra è un pareggio) e non segna in campionato addirittura da un mese.
I nodi stanno arrivando al pettine e quanto successo nelle ultime ore potrebbe preludere ad una resa dei conti devastante. In primis venerdì sera ha tenuto banco la questione Bernardeschi: il 29enne carrarino, impostosi come leader tecnico della squadra da quando è arrivato, con un rendimento nettamente migliore del pur maggiormente pagato Insigne, è stato clamorosamente messo fuori squadra da Bradley, in vista del match casalingo di oggi contro il DC United.
L'azzurro campione d'Europa paga le dichiarazioni del post partita con l'Austin, che erano apparse senza mezzi termini un attacco diretto al tecnico: Bernardeschi aveva parlato di una squadra "senza un'idea di gioco", non preparata in allenamento, con giocatori che non sapevano "come passare il pallone". Dichiarazioni troppo forti per essere ignorate e per il momento il club si è schierato col tecnico, al quale è stata data carta bianca per gestire la vicenda nel modo che ha comunicato ai cronisti.
"Decisione dell'allenatore: Fede non sarà in squadra per questa partita", ha detto ai giornalisti venerdì il 65enne Bradley, ex CT della nazionale statunitense, aggiungendo peraltro – a dispetto di qualsiasi apparenza e logica – che la decisione non è stata una "mossa disciplinare". "Ci sono state molte cose questa settimana, molte discussioni interne. Quindi, pensando di preparare il gruppo per questa partita, ho sentito che questo era il modo migliore per gestirlo". Bradley ha poi negato che il futuro di Bernardeschi al club sia in dubbio: "Penso che il piano sia, di sicuro, che Fede ci sia di nuovo e che ci lasciamo alle spalle questa settimana e andiamo tutti avanti".
Le dichiarazioni del tecnico tuttavia non sono stata l'unico shock per l'ambiente del Toronto nella giornata di ieri, visto che sono arrivate quasi in contemporanea con un lungo articolo in cui ‘The Athletic' fa luce sull'atmosfera tossica della squadra, con parecchi retroscena davvero pesanti. Lunedì scorso, due giorni dopo la sconfitta in Texas con l'Austin, un gruppo di senatori della compagine si è riunito in teleconferenza nel giorno libero dagli allenamenti. La call, secondo fonti informate direttamente dai giocatori intervenuti, comprendeva 9-10 calciatori ed era guidata dai due più pagati della squadra, ovvero gli italiani Insigne e Bernardeschi.
L'oggetto di questo autoconvocato ‘comitato di crisi' era esattamente quanto denunciato qualche ora prima dall'ex juventino: forzare la cacciata del tecnico Bradley. La vicenda si è poi allargata il giorno successivo, alla ripresa degli allenamenti. Secondo diverse fonti presenti, martedì Bradley ha incontrato il comitato direttivo della squadra, che comprende suo figlio e capitano del Toronto Michael Bradley (l'ex romanista) e altri giocatori tra cui anche Insigne, per discutere su come gestire lo sfogo di Bernardeschi post Austin. Dopo quell'incontro, si è riunita l'intera squadra in spogliatoio.
Lì Bradley ha affrontato Bernardeschi riguardo alle sue dichiarazioni del sabato precedente. Il toscano inizialmente ha detto di non avere nient'altro da aggiungere, ma quando è stato sfidato ulteriormente dal tecnico, ha ribadito le sue critiche sul piano del gioco e della preparazione tattica. Dopo qualche giorno di riflessione, si è dunque arrivati alla decisione di ieri del tecnico di fare fuori Bernardeschi dalla gara di oggi col DC United.
Il Toronto sembra davvero precipitato in una spirale di veleni e negatività da cui è molto difficile uscire, alla luce anche di una rosa abbastanza modesta perfino per un campionato di livello inferiore come la MLS. Questo nonostante il club canadese abbia speso 2 milioni di dollari in più per gli stipendi dei giocatori rispetto a qualsiasi altra squadra della Lega. I tempi dei fasti di Giovinco, con lo storico primo titolo del 2017 e la finale di Champions League centroamericana, appaiono davvero lontani. Quanto il malessere sia profondo e risolvibile solo con decisioni radicali lo spiega un altro retroscena svelato da ‘The Athletic': una fonte ha rivelato che nello spogliatoio alcuni giocatori non sentono di poter parlare apertamente quando è presente il capitano Michael Bradley, che è il figlio dell'allenatore.
La stagione è lunga e i playoff sono ancora possibili, ma a Toronto c'è molto lavoro da fare, in primis per rendere l'aria più respirabile fuori dal campo.