Berlusconi ci ricasca: si sostituisce all’allenatore e cancella 10 anni di calcio
Il Monza ha battuto la Spal con un risultato netto, poker di reti (4-0) che ha permesso ai brianzoli di fare ancora un altro passo verso quel secondo posto che in Serie B vale la promozione diretta in Serie A. Il salto di categoria è un obiettivo del club che ha affidato la panchina all'ex milanista, Giovanni Stroppa. Il presidente, Silvio Berlusconi, indica la mission in maniera molto chiara, soprattutto alla luce dei ritocchi fatti nel corso della sessione invernale di calciomercato: approfittare dei duelli negli scontri diretti per riuscire a farsi largo lassù. Ora è possibile e spiega anche perché. "La prima parte del campionato non è stata così brillante, ma abbiamo rafforzato la squadra con la campagna acquisti. Adesso speriamo di ingranare e puntare alla serie A".
Soddisfazione ma anche qualche sbavatura. C'è una cosa che a Berlusconi non è piaciuta (e non piace) nella prestazione del suo Monza, del modo di stare in campo e di alcuni aspetti dell'interpretazione tattica: la costruzione dal basso, il ruolo del portiere che partecipa alla manovra e non si limita solo ad agire come una sorta di libero aggiunto. "Oggi ho una sola osservazione da fare – ha aggiunto il massimo dirigente in conferenza -, troppo spesso il portiere dava la palla al difensore e poi al mediano, tenendola troppo tempo nella nostra metà, bisogna giocare per fare gol". Osservazione che in qualche modo spazza via gli ultimi dieci anni di un certo tipo di calcio che è stato attuato – sia pure con sfumature e interpreti differenti – anche da tecnici e squadre di rango a livello europeo.
Identità verticale e offensiva, meno fraseggio e palleggio, ricerca dell'azione offensiva che sia immediata, rapida e non si perda tra le maglie di una risalita del campo che parte addirittura dall'estremo difensore e rischia di essere poco efficace oltre che fornire agli avversari l'opportunità di piazzarsi meglio. "Il Monza deve essere una squadra d’attacco, deve sempre cercare di giocare il più possibile nella metà campo avversaria. Bisogna giocare nella metà campo avversaria, il nostro portiere quando ha la palla deve cercare sempre di raggiungere le nostre tre punte nella metà campo avversaria".
Non è certo la prima volta che Silvio Berlusconi interviene direttamente in questioni strettamente tecniche. Anche un allenatore vincente come Carlo Ancelotti avvertì sulla propria pelle il senso delle critiche del presidente, sempre molto attento al lavoro dello staff tecnico. Nel 2008, dopo un pareggio per 0-0 contro il Cagliari ultimo in classifica (risultato che arrivò dopo un ko indigesto con il Bologna, rifilò una stoccata: "Questa volta non ho fatto io la formazione, come al solito – disse allora -. che vergogna…".
Qualcosa del genere la disse anche nel 2014 parlando del "rapporto di collaborazione" tra società e allenatore, all'epoca c'era Pippo Inzaghi alla guida del Milan. "Tra club e tecnico ci dev’essere un’assoluta condivisione di come si mette in campo la squadra". Tre anni più tardi, dopo aver ceduto il Milan, dette un suggerimento a Gennaro Gattuso alla guida dei rossoneri: "Con questo modulo, ci sono state partite in cui non abbiamo mai toccato palla in area di rigore per tempi interi. A Gattuso faccio il mio grande in bocca al lupo, ma giocando a una punta non si va da nessuna parte".