Benatia squalificato per tre mesi, paga parole irripetibili agli arbitri: c’è un’aggravante
È arrivata la stangata per Mehdi Benatia. L'ex difensore di Udinese, Roma e Juventus attuale direttore sportivo dell'Olympique Marsiglia è stato squalificato per ben 3 mesi, secondo quanto riportato dalla stampa francese e in particolare da L'Equipe. Una conseguenza inevitabile per quanto accaduto in occasione del match contro il Lille dello scorso 14 gennaio. Una serata in cui l'ex centrale marocchino ha un po' perso la testa con il direttore di gara, contestando il suo arbitraggio.
In quella sfida valida per gli ottavi di finale della Coppa di Francia la formazione di Roberto De Zerbi fu sconfitta ai calci di rigore dopo l'1-1 dei tempi regolamentari. L'OM contestò l'arbitraggio e proprio Benatia a bordo campo non le mandò a dire. Strali e parole irripetibili nei confronti del quarto uomo dopo un mancato rigore per i suoi, con l'ufficiale che non perse tempo per avvisare l'arbitro Clément Turpin. Rosso e allontanamento dal campo per Benatia, che andò incontro così alla commissione disciplinare della Federazione francese.
Ed ecco che oggi è arrivato il verdetto con Benatia che dovrà restare fermo ai box per tre lunghi mesi. Una sospensione pesantissima che potrebbe diventare il doppio in caso di comportamenti reiterati, visto che c'è la sospensione della pena. In realtà l'ex centrale paga anche la precedente squalifica di sei partite, tre con la sospensiva incassata il 22 settembre dello scorso anno, quando si scagliò contro l'arbitro Bastien per il rosso rifilato a Balerdi durante un Lione-Marsiglia. Ecco allora che queste circostanze si sono rivelate aggravanti per la commissione disciplinare che non ha fatto sconti.
Brutte notizie anche per il presidente del Lille Olivier Létang che sempre nella stessa partita costata cara a Benatia, fu allontanato per aver afferrato il braccio del quarto uomo al limite del campo. Per lui squalifica di un mese, con un'ulteriore pena sospesa di un altro mese. I due dirigenti non potranno presentare ricorso in appello.