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Belen Sosa scrive la storia, è la prima DS d’Italia: “Le donne si stanno prendendo il loro spazio”

Belen Sosa Suarez è la prima DS della storia del calcio italiano e a Fanpage.it ha parlato del suo lavoro, dei suoi riferimenti e del modo in cui lavora.
A cura di Vito Lamorte
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"In Spagna si dice ‘directora deportiva', in Italia ho sentito sempre direttore sportivo. A dir la verità per me è la stessa cosa, non cambia molto. Deve parlare il lavoro". Sono queste la parole di Belen Sosa Suarez, la prima donna in Italia ad assumere il ruolo di direttore sportivo all'interno di una società calcistica. A fare questa scelta è stato il San Severo, società di Eccellenza della provincia di Foggia, dopo la separazione con l'ex DS Tommaso Faccilingo.

La nuova dirigente del club pugliese ha collaborato con il Villarreal per l'organizzazione del primo Campus in Italia del Submarino Amarillo: era il 2021 e la squadra di Unai Emery aveva appena vinto l'Europa League contro il Manchester United. Belen Sosa Suarez si è fatta conoscere, dopo essersi trasferita definitivamente in Puglia nell'anno 2011, per aver portato dalla Spagna diversi calciatori provenienti dai settori giovanili professionistici come quello del Las Palmas.

Il lavoro di scouting è dispendioso e non si basa solo sulle qualità calcistiche ma ci sono tante varianti da tenere in considerazione a livello umano e Belen ne parla con estrema chiarezza: "Io non posso pensare di prendere e spostare i ragazzi da un posto ad un altro in un attimo, ma c'è un lavoro e un percorso da fare". Questo in molte situazioni è stato omesso e tanti giovani calciatori sono stati trattati come pacchi a tutti i livelli, sia pro che dilettanti.

A Fanpage.it la prima DS della storia del calcio italiano ha parlato di questa sua nuova avventura, del suo lavoro di scouting fatto negli anni passati e di cosa rappresenta per lei la chiamata del San Severo.

Si aspettava la chiamata del San Severo o è stata del tutto inaspettata?
"Quando mi hanno chiamato ero sorpresa ma negli anni abbiamo lavorato tanto insieme e questa credo che sia stata la motivazione principale per cui li ha spinti a volere me. Abbiamo portato qui tanti giocatori e alcuni sono passati subito in Serie D. Io amo il calcio da sempre e condivido questa passione con mio marito. Poi ho sempre seguito il calcio giovanile e l’ho fatto soprattutto a livello territoriale, andando al campo e vedendo le partite. Il calcio bisogna viverlo per essere sempre in contatto con i ragazzi e con la squadra".

È la prima DS del calcio italiano e sta scrivendo una pagina di storia, ne è consapevole?
"Io non pensavo di essere la prima ma non eravamo coscienti di questa situazione. Io sto facendo il mio lavoro e non sto dando troppo peso a questa cosa. Sono felice che la società abbia fatto questa scelta e spero di ripagare la loro fiducia. Io lavorerò come ho sempre fatto e mettendo le mie qualità a disposizione della squadra per poter fare il meglio".

Il calcio è un ambiente ancora maschilista e persistono ancora i pregiudizi sulle donne che fanno parte di questo mondo: perché?
"Sì, è vero ma solo in parte perché molti tabù stanno cadendo piano piano e le donne si stanno ritagliando il loro spazio. Il calcio femminile è molto seguito e le cose stanno migliorando. Da tempo non fa più clamore e io non posso dire che mi sia stata fatta pesare. Ci sono presidenti e dirigenti femminili, sono stati fatti tanti passi avanti e speriamo che si vada sempre meglio".

Lei ha collaborato con il Villarreal e il Las Palmas…
“Io ho organizzato l’unico campus del Villarreal in Italia e lo facemmo in Puglia nel 2021. Con il Las Palmas non ho avuto una vera collaborazione ma ho portato tanti calciatori da lì perché io sono di Gran Canaria".

Ci racconta il modo in cui si lavora con i giovani da quelle parti e come funzionano i campus?
“Il Villarreal è un ambiente molto ospitale. Quell’anno è arrivata la vittoria dell’Europa League ed è stata la ciliegina sulla torta. Quando i ragazzi sono stati con noi si sono trovati bene e due sono stati scelti per andare lì da loro. È stato una esperienza molto bella e non posso che parlare bene di questa società. Loro lavorano bene e per questo ottengono sempre risultati positivi. Con il Las Palmas c’è una collaborazione perché sono di lì e quando mi segnalavano dei ragazzi raccoglievo informazioni su di loro".

In che modo lavora Belen Sosa Suarez: quali sono le basi su cui parte per costruire la sua squadra?
"Innanzitutto credo che la collaborazione e la comunicazione sia fondamentale all’interno e all’esterno della società. Io lavoro anche con i ragazzi, li seguo e cerco di farli sentire il più possibile a casa. Sono sempre in contatto con loro, stando al campo e vivendo il più possibile le loro situazioni per capire se ci sono cose da migliorare o da perfezionare. A livello tecnico poi ci deve essere massima collaborazione con il mister, perché se lui mi chiede un calciatore con determinate qualità io devo cercare di accontentarlo per poterlo mettere in condizione di lavorare al meglio. Da soli non si va da nessuna parte e bisogna sempre collaborare”.

Ha dei riferimenti, delle persone che la ispirano in questo settore?
“Il mio punto di riferimento è Juan Manuel Rodriguez, che tutti conoscono come “Tonono”, che si occupa dello scouting del Las Palmas ed è lui che ha scoperto Pedri, ad esempio. Mi piace il suo modo di lavorare, perché non si mette al centro solo il calcio ma la persona. Oltre alle sue intuizioni e alle sue conoscenze, ha un rapporto molto intimo con i ragazzi. È un vero modello".

Quali sono gli obiettivi per il prossimo futuro di Belen Sosa Suarez?
“Chiaramente la salvezza con il San Severo, poi sarà sempre attenta ai calciatori e per loro ci sarò sempre“.

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