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Beckenbauer è morto dopo una dolorosa sofferenza mentale: ”Chi lo amava lo aveva tradito”

L’ex dirigente del Bayern Monaco, parlamentare e giornalista Helmut Markwort, grande amico di Franz Beckenbauer ha spiegato che il male di vivere che ha portato il Kaiser verso la morte è derivato soprattutto da una sofferenza psicologica: “Nel 2015 lo Spiegel lo attaccò pubblicamente, si sentì abbandonato e tradito da accuse false da cui non riuscì mai a distaccarsi”
A cura di Alessio Pediglieri
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La morte di Franz Beckenbauer ha scosso nel profondo il mondo dello sport e del calcio, soprattutto in Germania dove il Kaiser era considerato un'autentica icona, una figura emblematica che ha resistito al trascorrere del tempo e alle sue intemperie, morali e fisiche. Spegnendosi nella giornata di domenica 7, all'età di 78 anni, dopo una lunga serie di problematiche fisiche che, al contrario da quanto sostenuto dai più, non è stata l'unica causa della sua morte.

A sollevare la discussione sugli ultimi anni del Kaiser Beckenbauer è intervenuto Helmut Markwort, ex membro del consiglio d'amministrazione del Bayern Monaco, parlamentare nonché giornalista tra i fondatori del settimanale tedesco "Focus". Ma soprattutto amico di lunga data di Franz Beckenbauer per la cui morte ha rivelato che non sia stata causata esclusivamente dalla malattia che lo ha tenuto lontano dalla vita pubblica. Per il politico e giornalista 87enne è stata soprattutto "la sofferenza mentale" a causare la morte del Kaiser del calcio.

Beckenbauer, secondo le dichiarazioni di Helmut Markwort ha profondamente sofferto di grande solitudine che lo ha portato al conseguente, inevitabile deterioramento fisico: "Se si crede alla psicosomatica, al collegamento tra sofferenza fisica e dolore mentale, si può supporre che quello che è successo a suo figlio e la persecuzione pubblica lo abbiano fatto ammalare. Alla fine era davvero malato e questo è stato terribile per lui. A tal punto che non voleva più mostrare il suo aspetto logoro in pubblico".

Il giornalista Helmut Markwort, rivela in TV la sua verità su Beckenbauer
Il giornalista Helmut Markwort, rivela in TV la sua verità su Beckenbauer

Condizioni che erano conosciute a tutti e che avevano portato Beckenbauer a ritirarsi a vita privata: "Aveva difficoltà a parlare, aveva difficoltà a vedere e non poteva e non voleva più vedere i suoi amici" ha continuato Markwort. "Finì per diventare un vecchio solitario", ha proseguito puntando l'indice però su un aspetto preciso, su cui tutti hanno sorvolato. "Ha sofferto davvero molto da quando i giornali, che prima lo avevano idolatrato, poi lo hanno affondato. I media lo hanno tradito e alla fine si è sentito solo e non ha voluto più sapere niente di nessuno".

Vittima di una sorta di persecuzione dalla quale era impossibilitato a difendersi, perché  ha spiegato Markwort, che Beckenbauer "era nascosto nell'ultimo anno, era devastato" e che Franz "era profondamente ferito per essere stato accusato di corruzione, infedeltà e complotti sporchi" – Si riferisce ad una inchiesta risalente al 2015 in cui "Spiegel" lo attaccò pubblicamente di corruzione in una campagna mediatica che ancor oggi i giornalisti del giornale giustificano come "necessaria per il tipo di informazioni che avevamo". Notizie poi mai supportate da ulteriori conferme concrete, con le accuse che caddero nel vuoto, ma turbarono per sempre l'animo del Kaiser.

Un malessere di vivere che è stato recentemente confermato anche da un altro amico di Beckenbauer, Jean-Marie Pfaff legatissimo al Kaiser pur non avendolo mai incontrato in carriera. Quando Pfaff passò al Bayern nel 1982, Beckenbauer era già assente da cinque anni e quando nel 1993 il tedesco ritornò da allenatore nel club del suo cuore, il l'ex portiere se n'era già andato da tempo. Ma avevano stretto un legame profondo a tal punto che nei giorni successivi alla sua scomparsa, Pfaff rivelò alcune indiscrezioni che confermano il pensiero di Markwort: "Era un animo nobile, sempre preoccupato se avevi un problema. Verso la fine però mi diceva sempre più spesso di essere stanco. Provai un giorno a prenderlo in giro, ‘Dai, vieni a giocare ancora con me'. L'ho visto l'anno scorso ed è stato un po' triste, ma ha continuato a lottare fino alla fine: circa tre mesi fa ho parlato al telefono e sperava che ci saremmo rivisti. Sapevo che non sarebbe stato così".

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