Bassetti contro le decisioni delle ASL: “Chi ha due dosi di vaccino, se asintomatico, deve giocare”
La Serie A si ritrova ancora una volta ostaggio del Covid e intrappolata nel corto circuito tra le normative del calcio e quelle della sanità pubblica. Laddove la Lega di Serie A va avanti come se nulla fosse pur nell'esplodere di violenti focolai nei club e non rinvia alcun match del turno in programma oggi, alcune singole ASL fermano invece le squadre coinvolte, spedendo in quarantena tutti, compresi i contatti stretti di positivi pur vaccinati.
Se c'è chi come l'ASL di Napoli distingue tra chi ha fatto la terza dose (per loro via libera) e chi – come Rrahmani, Lobotka e Zielinski – è fermo alla seconda e va fermato, altre autorità sanitarie locali hanno imposto la sospensione tout court delle attività sportive per gli interi gruppi squadra, impedendo di presentarsi in campo.
Non è d'accordo con una gestione di questo tipo il professor Matteo Bassetti, direttore dell’Unità Operativa Clinica Malattie Infettive del San Martino di Genova: "Penso che ci sono già tantissimi giocatori vaccinati, mi sembra oltre l'80%. Un numero sufficiente di atleti per cambiare le regole – spiega alla Gazzetta dello Sport – chi ha due o tre dosi di vaccino, se risulta asintomatico, dovrebbe essere libero di giocare e di svolgere il proprio lavoro".
"Francamente, quando parliamo di vaccinati e asintomatici, io non vedo quale sia il problema a mandarli regolarmente in campo. Poi se uno è sintomatico, allora si mette in quarantena secondo la legge vigente. Ma chi sta bene non deve essere costretto all’isolamento o alla quarantena, altrimenti non ripartiamo più", argomenta ancora il professor Bassetti.