Baggio e il ricordo di Vialli: “Un episodio mi commosse, quando mio figlio gli chiese un autografo”
Roberto Baggio a 56 anni è più che mai lontano dal mondo del calcio, dopo che nel 2013 ha reciso l'ultimo cordone che aveva, la presidenza del Settore Tecnico della FIGC, in conseguenza dell'impossibilità di poter realizzare il programma di 900 pagine che aveva presentato due anni prima per provare a cambiare il calcio italiano. Oggi il fuoriclasse di Caldogno vive con la famiglia in un casale di campagna nel vicentino, godendosi la natura e allevando animali.
La Gazzetta dello Sport ha provato a capire quanto il Divin Codino segua del calcio di oggi, ricevendo come risposta due nomi: "Il mercato? Ho seguito poco, ma due movimenti mi sono rimasti in testa. Il primo è il passaggio di Tonali al Newcastle, che non mi aspettavo. Il Milan senza di lui perde molto. L'altro è il passaggio di Frattesi all'Inter, perché è un giocatore che mi piace e che seguo. Bel colpo".
In queste settimane l'ha fatta da padrona l'Arabia Saudita con la sua ricchissima campagna acquisti, Baggio dal canto suo non ha mai lasciato il nostro calcio (ha vestito le maglie di Vicenza, Fiorentina, Juventus, Milan, Bologna, Inter e Brescia), una scelta che oggi rivendica e che sicuramente ha contribuito a farlo amare in maniera trasversale da tutti gli italiani: "Se accetterei un'offerta spaziale del calcio arabo? Non lo so. Ai miei tempi ho ricevuto offerte importanti dalla Spagna e poi soprattutto dal Giappone. Ma io avevo un chiodo fisso che era la Nazionale. Ho voluto restare in Italia per conquistare sempre la maglia azzurra. Ecco, in Giappone ci volevo andare, ma ai Mondiali del 2002".
Baggio ha avuto una carriera devastata dagli infortuni, qualcosa che gli ha presentato il conto anche dopo che ha appeso gli scarpini al chiodo: "A me giocare a calcio piaceva proprio tanto, invidia assoluta per chi può ancora farlo. Ogni tanto mi capita di pensare alla gioia che mi dava il fare certe cose con la palla. Ma anche la fatica degli allenamenti, quella fatica che ti fa star bene… Quella sensazione di appagamento per avere lavorato con impegno. Se faccio qualche partitella tra amici? Ho chiuso definitivamente dopo la partita a Roma per Papa Francesco, nel 2014. C'era anche Maradona e volevo far bella figura. Per tre mesi sono andato a Bologna, tre volte alla settimana, per giocare almeno un tempo. Nell'ultimo giorno di allenamento ho pensato bene di tirare cinque punizioni. Alla terza mi sono strappato. Sono andato a Roma che non camminavo, ma ho giocato comunque un tempo perché mi ero preso un impegno. Ho dovuto dire: mai più".
Un'altra partita celebrativa, quella per l'addio al calcio di Andrea Pirlo nel 2018, è lo sfondo per far raccontare a Baggio un ricordo che lo lega a Gianluca Vialli – scomparso a 58 anni lo scorso gennaio – e spiegare un po' della pasta umana di entrambi: "Credo di avere avuto un po' di talento, ma penso di essere stato apprezzato perché ci ho lavorato su tanto e perché mi sono comportato sempre con lealtà e serietà con tutti. C’è un episodio che ha raccontato mio figlio più piccolo che mi ha commosso. Eravamo insieme alla partita di addio di Andrea Pirlo e mio figlio si è avvicinato a uno di loro per chiedere un autografo e superando la timidezza gli ha detto: ‘Sono Leonardo Baggio, mio papà ha giocato con te…'. E lui, con il suo sorriso unico gli ha risposto: ‘No… sono io che ho avuto il privilegio di giocare con tuo papà!'. Era uno che purtroppo non c'è più, Gianluca Vialli, e il solo pensiero mi fa venire la pelle d'oca. Mio figlio è nato nel 2005, quando io avevo già smesso di giocare, ma ci sono ancora tante persone che mi vogliono bene e gli raccontano che qualcosa di buono l'ho combinato. Ecco, l'amore della gente e la stima dei miei colleghi mi riempiono d'orgoglio".