Bachini rivuole la sua vita: “Lavoro al porto, prima facevo il cameriere. Il calcio è il posto mio”
Jonathan Bachini due giorni fa ha compiuto 48 anni e non li poteva festeggiare meglio, visto che dopo qualche ora è arrivato un provvedimento che l'ex calciatore di Udinese, Juventus e Brescia sognava e aveva invocato da tempo: la grazia per la radiazione che lo aveva allontanato a vita dal calcio per la recidività nell'uso di cocaina, come emerse da due test positivi (il primo nel 2004, il secondo nel 2006 dopo una prima squalifica di un anno).
La Procura nazionale antidoping del CONI ha infatti accolto la sua istanza di revisione della sentenza di radiazione a vita, in conseguenza del cambio di normativa in merito: oggi le sanzioni sono più leggere e dunque la squalifica di Bachini è stata considerata già terminata. Questo significa che le porte del calcio si possono riaprire per il centrocampista offensivo livornese, uno che a 23 anni nell'Udinese sembrava avviato ad una grande carriera – approdò allora nella nazionale azzurra – salvo poi non riuscire ad imporsi dopo il trasferimento alla Juventus nel 1999 e finire due anni dopo nell'affare Buffon col Parma come parziale contropartita.
Il meglio era alle spalle per Bachini e il vortice della cocaina si sarebbe di lì a poco divorato la sua vita e la sua carriera, costringendolo a 30 anni ad un'uscita forzata e disonorevole dal mondo del calcio: "Sono passato dalla fama del calciatore di Serie A a quella del giocatore radiato per la cocaina. Ho sbagliato, ho pagato, però non ho mai fatto male a nessuno. Quasi tutti mi hanno voltato le spalle. Soltanto Edoardo Piovani, team manager del Brescia, ha continuato a starmi vicino. È stato lui a farmi conoscere Anna, l’avvocato che mi ha accompagnato in questo percorso. Quanto agli altri, magari un giorno li rincontrerò. Ho scontato la mia pena e posso permettermi di camminare a testa alta. Fortunatamente il sistema è cambiato. Il reintegro rappresenta una vera liberazione", dice oggi alla Gazzetta dello Sport.
Quella mazzata costrinse Jonathan a reinventarsi per sbarcare il lunario, dopo aver conosciuto la ricchezza data da tanti anni di stipendi elevati: "Da qualche anno lavoro qui al porto di Livorno, dopo alcune esperienze come barista e cameriere. Il mio avvocato mi ha sempre ripetuto che avrebbe fatto di tutto perché la giustizia facesse il suo corso, anche se ormai ero quasi rassegnato. Ho fatto tanti sbagli, ho preso mille batoste, che mi hanno aiutato a maturare e diventare un uomo migliore".
La ‘reintegrazione' consente adesso a Bachini di rientrare nel mondo del calcio e lui vorrebbe assolutamente farlo. Le sue parole assomigliano ad un appello: "Certo che voglio tornare, è quello il mio settore. Da quando sono bambino, il calcio è la mia vita: voglio iscrivermi ai corsi per diventare allenatore e magari direttore sportivo, capire cosa mi piace e cercare un ruolo adatto a me. Magari lavorerò con i giovani, oppure farò lo scout. Non lo so, però sono sicuro che il calcio rappresenti il posto giusto per me".
L'ex ala che a sinistra faceva la differenza non vede l'ora di riprendersi tutto quello che aveva perso: "Quando sei un calciatore e hai 29 anni non ti sei ancora posto domande su cosa fare ‘da grande'. Da un giorno all'altro mi sono ritrovato, giustamente, senza un lavoro, un contratto e un obiettivo da inseguire. Non avevo ancora pensato a come investire il mio denaro e, a livello psicologico, ho preso una bella botta. Prima mi indicavano come quello che aveva giocato nella Juventus, poi come quello squalificato per via della cocaina. Sono stati anni difficili, durante i quali non ho lavorato: non avevo idea di cosa aspettarmi dal futuro. È stata dura. Ogni volta che leggevo una notizia, pensavo a quanto mi sarebbe piaciuto fare un mestiere piuttosto che un altro e, puntualmente, realizzavo che probabilmente non sarei mai riuscito a coronare i miei sogni. Avevo le mani legate, ma adesso è tutto passato. Voglio recuperare il tempo che ho perso".
Se il futuro contiene sogni, il passato è pieno di orgoglio per il Bachini calciatore: "Roberto Baggio una volta ha detto che sono il più forte con cui abbia giocato. Pep Guardiola, invece, durante un allenamento con il Brescia, mi fissò per un po', poi mi disse che mi invidiava da morire. Ma come!? Era uno dei migliori centrocampisti del mondo, una leggenda del Barcellona! Mi rispose che avevo ragione, però lui avrebbe voluto saper saltare l'uomo come facevo io. Da allenatore ha raccolto risultati incredibili. Ora che mi hanno reintegrato, posso prendere il tesserino ed entrare nel suo staff…". E via una risata. La vita è bella adesso: a 48 anni c'è tanto ancora da scrivere.