Aumentate la condanne di associazione a delinquere per i tifosi della Juve nell’inchiesta Last Banner
Sono state aumentate dalla Corte di Appello di Torino le condanne per associazione a delinquere per cinque esponenti della tifoseria organizzata della Juventus processati nell’inchiesta Last Banner. Rispetto alla sentenza di primo grado, sono state aumentate le pene per le persone ritenute colpevoli, cui è stata riconosciuta un’estorsione di biglietti alla società bianconera.
L'indagine della Digos prese le mosse dopo una denuncia presentata stessa Juventus e il primo commento di Luigi Chiappero, l’avvocato che insieme alla collega Maria Turco ha patrocinato la società bianconera come il legale di parte civile del processo terminato oggi a Torino con un aumento delle condanne inflitte dal tribunale ad alcuni ultrà bianconeri, è stato questo: "Questo risultato, cui si è giunti con una azione congiunta della questura e della Juventus, è anche il frutto dell’impegno profuso per aumentare la funzionalità degli stadi. Senza la complessa macchina organizzativa allestita in materia di sicurezza non si sarebbe mai potuto conoscere nei dettagli ciò che accadeva nella curva".
I giudici hanno ricalcolato la pena complessiva per Dino Mocciola a otto anni di carcere, rispetto ai quattro anni e dieci mesi inflitti in primo grado; mentre le condanne per Salvatore Cava, Sergio Genre, Umberto Toia e Giuseppe Franzo sono rispettivamente a quattro anni e sette mesi, quattro anni e sei mesi, quattro anni e tre mesi, 3 anni e 11 mesi di reclusione.
Cos'è l’inchiesta Last Banner e cosa c'entra la Juve
Il processo si basa sulle pressioni esercitate dalla curva nei confronti della società bianconera durante la stagione 2018-19: intemperanze, scioperi del tifo e cori razzisti che sarebbero stati orchestrati dagli ultras per non perdere benefici e privilegi acquisiti.
Con questa sentenza è stata riconosciuta l’associazione per delinquere e alcune vicende sono state ricondotte al reato di estorsione consumata.