Atsu precipitato dal 9° piano durante il terremoto, come è riuscito a restare vivo: il racconto dell’agente è da brividi
Christian Atsu è ricoverato in ospedale, ha riportato ferite multiple ed è ancora sotto shock. Il calciatore del Malatyaspor è stato estratto vivo dalle macerie di un palazzo di 11 piani nel quale abitava. È salvo, ce l'ha fatta. Chiedersi come sia riuscito a non morire sotto quella coltre di cemento armato dopo il crollo lo accompagnerà per tutto il resto della vita.
I soccorritori avevano udito la sua voce fioca che proveniva da lì sotto: in quei momenti il silenzio di chi arriva sul posto è d'oro e muoversi con cautela, leggeri come una piuma, spostando un pezzo alla volta per cercare una via di fuga sicura, può essere decisivo per aiutare chi è ancora intrappolato. Quei rumori inizialmente impercettibili hanno fatto da guida per orientarsi nella massa di laterizi, una luce in mezzo al buio è stata la fine dell'incubo per il giocatore 31enne che fino a qualche ora prima aveva festeggiato per una rete decisiva in campionato.
Il racconto di quei momenti è incredibile, descrive più tante parole la caducità della vita: un attimo prima hai il sorriso stampato sul viso, un attimo dopo ti ritrovi con un blocco di pavimento a pochi centimetri dal muso e credi che tutto finirà lì, in quel modo così orribile. Atsu aveva giocato a poker assieme ad alcuni compagni di squadra fino alle 3.30 del mattino: grazie a un paio di giorni di riposo concessi dal tecnico potevano anche permettersi quel piccolo strappo. Era rientrato nel suo appartamento localizzato al 9° piano intorno alle 4, venti minuti dopo il terremoto ha squassato la terra e l'inferno ha spalancato le fauci per inghiottire ogni cosa.
"Ho ricevuto una chiamata da un funzionario del club alle 5 del mattino – ha ammesso l'agente del calciatore, Nana Sechere a The Mirror -. Mi chiedeva se fossi riuscito a mettermi in contatto con Christian". La parte successiva della telefonata gli ha gelato il sangue nelle vene. "Mi hanno informato su quello che era successo: il suo edificio era completamente distrutto e non riuscivano a parlare con lui. Ho sperato che al momento del sisma fosse ancora sveglio… che non fosse stato colto nel sonno".
Sono state ore di angoscia, dolore e disperazione. "Dopo un po' mi hanno spiegato che lo avevano ritrovato, era in ospedale e che le sue condizioni cliniche erano stabili. Non ha con sé il telefono – ha concluso il procuratore – e non riesce a ricordare i suoi numeri a memoria. Appena possibile, gli parlerò".
Il bilancio del cataclisma che ha interessato la Turchia e la Siria parla di quasi diecimila persone morte. Secondo i dati ufficiali, in Turchia sono stati estratti dalle rovine 6.957 corpi, mentre in Siria si contano 2.547 vittime.