Arnautovic si è preso una rivincita con Mourinho, arriva una telefonata: “Mi vuoi ancora?”
Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando Marko Arnautovic era considerato un vero e proprio "bad boy". Il classe 1989 austriaco ora è un giocatore maturo e completo, e non è un caso che il suo nome sia stato accostato anche a grandi club in sede di mercato. In un'intervista a Sportweek, il bomber del Bologna ha parlato della sua evoluzione e della crescita, raccontando anche diversi aneddoti interessanti.
Ha vinto una Champions, uno Scudetto e una Coppa Italia con l'Inter, partecipando dunque alla gioia del Triplete, segnando complessivamente da professionista 110 gol in 382 partite tra i vari campionati. Ora Arnautovic a 33 anni, è uno degli attaccanti più completi di quella Serie A in cui ha collezionato 22 reti in 49 partite di Serie A. Sono lontani dunque i tempi ad esempio in cui si rendeva protagonista di vere e proprie bizze con Mario Balotelli a Milano.
Al settimanale italiano a tema sportivo, allegato alla Gazzetta dello Sport, l'austriaco ha raccontato: "Prima, la sera volevo sempre uscire, facevo cazzate, combinavo casini… Adesso sono sempre a casa, non mi vedrai mai fuori. Balotelli dice che sono stato il più folle che ha conosciuto? È il contrario. Facevamo scherzi e dispetti ai compagni tutti i giorni. Come i bambini veramente. Lui di più, sfrecciava per via Montenapoleone col macchinone per farsi vedere. Lui davanti, io dietro. E i ragazzi per strada quando lo vedevano: "Uhhhh Mario, Mario". Anche lui pensava di essere pure il più forte di tutti. Pure lui è cambiato, ci sentiamo spesso".
E Mourinho era disperato. Anche perché Arnautovic nella prima parte della carriera non accettava i rimproveri degli allenatori: "Se un allenatore mi rimproverava o urlava rispondevo: tu non sei mio padre. Ora capisco che il calcio è il mio lavoro, mi pagano bene per farlo e quindi ho il dovere di ascoltare il mio allenatore, il ds, il presidente e i compagni: se sbaglio qualcosa e me lo fanno notare devo accettarle e non attaccarli come facevo: "Oh ma chi sei, che c***o vuoi". Anche all'Inter, non potevi parlare con me: credevo di essere il migliore, il numero uno. Ho sbagliato, completamente. E questo mi ha fregato. Rimpiango la disciplina che non ho avuto. A darmela ci hanno provato tutti. Ho sbagliato sempre io. Mourinho mi ha aiutato tanto tanto, ma per sei mesi anche a lui ripetevo, non puoi darmi ordini: non sei mio padre".
Proprio Mourinho che all'epoca parlava di lui come di un calciatore con "la testa di un bambino", poi si è ricreduto a giudicare da quanto svelato da Arnautovic che si è preso una piccola rivincita: "Sa già che sono cambiato. Mi voleva quando ero al West Ham. Mi chiese "Quanto costi?" E io: "Ah mi vuoi ancora". Ma il suo Manchester aveva già comprato Pogba e non aveva abbastanza soldi per me".
Da Mourinho a Moyes, ovvero l'allenatore che ha cambiato per sempre la carriera di Arnautovic ai tempi della sua esperienza in Premier League. Si tratta di David Moyes: "È stato David Moyes al West Ham a cambiarmi la vita. Mi ha spostato di ruolo, da esterno a centravanti e mi ha detto: ‘Ti metto davanti ma devi difendere insieme alla squadra'. ‘Io non difendo'. ‘Se non difendi, non giochi'. Mi sono sacrificato a difendere per due o tre mesi poi è tornato da me e ha detto: ‘Adesso puoi restare fermo lì davanti, gli altri lavoreranno per te. In cambio mi devi far gol o servire assist'. Moyes mi ha cambiato la testa".