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Argentina stordita dall’ossessiva tattica del fuorigioco dell’Arabia Saudita: il piano è riuscito

L’Arabia Saudita ha sorpreso il mondo vincendo la sfida contro l’Argentina. Grazie ad un approccio esemplare e una accuratezza tattica che ha messo k.o. tutti i tentativi offensivi di Messi e compagni.
A cura di Alessio Pediglieri
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L'Arabia Saudita è riuscita a sorprendere l'Argentina mostrandosi altamente preparata sul profilo tattico: pressing a centrocampo, aggressione ai possessori avversari senza palla, ma soprattutto raddoppi costanti e una linea difensiva altissima. Risultato? Un primo tempo vissuto sul filo del pericolo costante ma che ha pagato, in cui Messi e compagni hanno faticato a gestire le occasioni offensive. E i dati danno ragione alla selezione di Renard a fine match quando al fischio finale sono stati i sauditi a festeggiare un successo storico.

Messi scatta e andrà a segno, ma la posizione di partenza è in offside
Messi scatta e andrà a segno, ma la posizione di partenza è in offside

Guardando le statistiche dei primi 45 minuti, infatti l'Argentina è finita per ben 7 volte in fuorigioco (saranno 10 in totale in oltre 100 minuti di partita) e vedendosi annullati in 45 minuti ben tre gol, splendidi ma tutti inutili. Così, Messi si è visto annullare il raddoppio personale mentre Lautaro addirittura due reti segnate e risultate irregolari per la collaborazione tra l'arbitro e la sala VAR che hanno chiamato in causa anche il fuorigioco semi-automatico. Merito della difesa saudita che rischiosamente ha attuato la scelta ardita di rimanere altissima fuori dalla propria area di rigore, restando con una squadra cortissima e mettendo in difficoltà gli attacchi argentini.

Il braccio rilevato dal fuorigioco semi automatico, di Lautaro Martinez (e gol annullato)
Il braccio rilevato dal fuorigioco semi automatico, di Lautaro Martinez (e gol annullato)

Un fuorigioco esasperato che ha pagato, mantenendo l'Arabia Saudita in partita, mettendo in netta difficoltà le scelte di Scaloni e le giocate di Leo Messi: una formazione altamente offensiva disinnescata dai sauditi che hanno pagato nel primo tempo una unica, decisiva, leggerezza in occasione del penalty. Proprio il VAR – molto al lavoro nel primo tempo – ha infatti giustamente richiamato al monitor l'arbitro Vincic per una trattenuta a palla lontana su Paredes, troppo evidente per non essere sanzionata.

L'ossessiva linea altissima della difesa dell'Arabia che ha imbrigliato l'Argentina
L'ossessiva linea altissima della difesa dell'Arabia che ha imbrigliato l'Argentina

Di certo, l'altro lato della medaglia rappresenta la parte oscura della scelta tattica praticata dall'Arabia e che si è evidenziata per tutto il primo tempo: l'Argentina non ha subito nessun tiro o tentativo di inquadrare la porta difesa da Martinez, con l'intento saudita più di disfare le trame avversarie che pensare di organizzare una fase offensiva concreta.

Eppure, ciò che è apparso un gap per i primi 45 minuti è diventato un elemento aggiunto nella ripresa: due tiri in porta e due gol a Martinez. Alla sagacia tattica, che è continuata fino alla fine si è aggiunto l'agonismo e la voglia di portare a casa un risultato incredibile. L'Arabia ha sofferto, faticato e tenuto il ritorno argentino che, però, non si è mai concretizzato. La tempesta perfetta che ha investito una delle pretendenti alla vittoria finale, umiliata proprio attraverso una vera e propria lezione tattica, che è valsa un successo storico.

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