Argentina in ginocchio per Coronavirus, Tevez: “Pensano al calcio mentre le persone muoiono”
"Questo non è il momento per il calcio, ci sono persone che stanno morendo". Parola di Carlos Tevez. L'attaccante del Boca Juniors, in un'intervista a TYC Sport, ha fatto capire di non essere assolutamente d'accordo alla ripresa dei campionati mentre l’Argentina, come tutta l'America Latina, è in ginocchio a causa del Coronavirus. Il numero dei contagiati è alto e la pandemia sta raggiungendo le cifre che abbiamo conosciuto anche in Italia poco tempo fa. Mentre la gestione dell'emergenza sanitaria sta riscontrando molti problemi si discute di riavviare i campionati di calcio.
Il calciatore e capitano del club xeneise si è inserito nel dibattito in maniera piuttosto decisa e ha affermato: “C’è molta pressione da tutte le parti, ma sapendo ci sono persone che stanno morendo è molto difficile tornare a giocare. Questo non è il momento. Gli ospedali sono collassati. Ho persone vicine che sono state molto male. Di recente i miei suoceri sono stati ricoverati in ospedale e sono stati in grado di uscirne perché sono forti. Quello che sta succedendo riguarda tutti noi".
Tevez si è detto anche contro alla ripresa della Copa Libertadores a settembre se la situazione non dovesse essere migliorata: "La Conmebol ha indicato il 15 settembre come data per il ritorno della Libertadores. Ma è una data provvisoria, può essere cambiate. Non possiamo bruciare le tappe. Sono preoccupato che le persone stiano bene, in salute, che tutto ciò accada rapidamente. Non sono preoccupato che la Conmebol fissi una data. Il calcio ha molti affari in ballo, ma non tiene conto del fatto che qui ci sono persone malate".
Tevez sta discutendo il rinnovo del contratto con il Boca Juniors ma non è riuscito a firmare perché è confinato nella sua piantagione di Maipú. L'Apache è stato accusato di aver infranto la quarantena ma lui si è difeso così: "Al mio campo viene continuamente gente a chiedermi autografi e foto. Sono anche andato a parlare con il sindaco. Se sono adulti gli spiego che non si può fare, ma ai più piccoli non riesco a dire di no. Ora, se un agente di pattuglia arriva con un ordine di violazione della quarantena, gli dico che è una cazzata. Sono sulla mia proprietà, e non mi proteggono".