Antony con le sue skill si è salvato la vita, racconto da brividi: “Saltavo sui cadaveri”
Quando ha saputo di rientrare nella lista dei convocati per i Mondiali, Antony Matheus Dos Santos si è lasciato andare alle lacrime e ad un'esultanza sfrenata. L'esterno offensivo brasiliano ha realizzato un sogno inseguito per tutta la vita. Dopo l'eccezionale trasferimento al Manchester United della scorsa estate per 95 milioni di euro, un'ulteriore enorme soddisfazione per un ragazzo letteralmente salvato dal pallone. La storia dell'ex talento dell'Ajax classe 2000 infatti è molto particolare.
Antony ha dovuto fare i conti in giovanissima età con esperienze particolarmente traumatiche. Il talento verdeoro è cresciuto in una favela (complesso di baracche e abitazioni di fortuna) collocata fuori dalla città di Osasco nello stato di San Paolo. Un'infanzia difficilissima che lo ha portato a confrontarsi con situazioni terribili che lo hanno fatto crescere con ampio anticipo. È stato lo stesso Antony a raccontare qualcosa a The Players' Tribune, nella speranza che possa essere d'aiuto a chi ha vissuto e vive situazioni simili, affinché non smarrisca mai la giusta via.
Il primo pensiero della stella dei Red Devils è andato ad una particolare vicenda, che lo ha segnato per sempre: "Una mattina, mentre andavo a scuola a piedi, quando avevo forse 8 o 9 anni, mi sono imbattuto in un uomo sdraiato nel vicolo. Non si muoveva". Poi la triste scoperta: "Quando mi sono avvicinato, ho capito che era morto. Nella favela, diventi quasi insensibile a queste cose. Non c'era altra strada da percorrere e dovevo andare a scuola. Quindi ho chiuso gli occhi e ho saltato il cadavere".
Proprio per questo, Antony non ha più paura di nulla. Dopo aver visto la morte in faccia, e vissuto un certo tipo di esperienze per il nazionale brasiliano tutto è uno scherzo in campo: "Sono passato dai bassifondi all'Ajax e poi al Manchester United in tre anni. La gente mi chiede sempre come ho potuto "girare la chiave" così velocemente. Onestamente, è perché non sento alcuna pressione su un campo di calcio. Nessuna paura. Paura? Cos'è la paura? Quando cresci dovendo saltare sui cadaveri solo per andare a scuola, non puoi aver paura di niente nel calcio. Le cose che ho visto, la maggior parte degli esperti di calcio possono solo immaginarle. Ci sono cose che non puoi non vedere".
E nelle ultime settimane in particolare Antony è stato molto criticato per le sue finte, considerate assolutamente inutili. Il calciatore, con il sostegno di tanti connazionali, si è difeso spiegando che questo è il suo modo di giocare. Una delle sue skill più famose, ovvero lo spin, lo ha accompagnato per tutta la vita, anche nella favela.
Il ragazzo infatti ha parlato proprio di come il suo modo di vivere il calcio, e la voglia di divertirsi lo abbiano aiutato: "Ogni giorno mio fratello maggiore mi portava in piazza a giocare a calcio. Nella favela giocano tutti. Bambini, anziani, insegnanti, operai edili, autisti di autobus, spacciatori, gangster. Lì tutti sono uguali. All'inizio giocavo a piedi nudi, con i piedi sanguinanti. Non avevamo soldi per delle scarpe adatte. Ero piccolo, ma palleggiavo con una cattiveria che veniva da Dio. Il dribbling è sempre stato qualcosa dentro di me. Era un istinto naturale. E mi rifiutavo di chinare la testa davanti a chiunque. Facevo l'elastico davanti a tutti: spacciatori, autisti di autobus, ladri. Non me ne fregava proprio un c***o. Con una palla ai piedi, non avevo paura".