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Antonio Conte si gira verso la panchina del Napoli e fa una domanda: c’è tutta la sua frustrazione

La situazione di piena emergenza del Napoli a causa degli infortuni s’acuisce contro la Lazio quando Mazzocchi chiede al tecnico il cambio. “E adesso chi metto?”.
A cura di Maurizio De Santis
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A un certo punto Antonio Conte si volta verso il suo vice, Stellini, lasciandosi sfuggire un'espressione che scolpisce il momento del Napoli: "E ora chi posso mettere?". La coperta in rosa è talmente corta che quando Mazzocchi gli dice che non ce la fa e deve uscire è costretto a inventarsi l'ennesimo gioco di prestigio contro la Lazio: dentro Rafa Marin, lanciato nella mischia senza nemmeno aver mai giocato, e fino al termine della sessione invernale di trattative con la valigia pronta, Politano dirottato a sinistra e Di Lorenzo riportato dal lato opposto.

È una situazione di emergenza, tocca arrangiarsi anche perché il (non) mercato del club non lascia alternative. In questa ottica, al netto delle soluzioni tampone, il pareggio per 2-2 è oro colato anche se grande il rammarico. "Se andiamo a guardare in maniera analitica la situazione… è questa – le parole di Conte a DAZN -. Il primo cambio lo abbiamo fatto con Buongiorno che rientrava dopo due mesi e mezzo e abbiamo dato un segnale chiaro: volevamo vincere la partita e la mossa ha dato i suoi frutti".

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Il momento cruciale è un altro, la classica goccia che fa traboccare il vaso. "Quando Mazzocchi mi ha chiesto è stato un problema. L'unica cosa che potevo fare era far entrare Rafa Marin, a cui faccio i complimenti perché è un ragazzo serio ed è entrato in una fase molto calda, poi abbiamo rimesso di Lorenzo a destra e Politano a sinistra che non è il posto suo".

Il vantaggio sull'Inter s'è eroso, adesso il Napoli è a +2 e domenica sera potrebbe avvenire il ribaltone in testa al campionato in caso di successo dell'Inter a Torino contro la Juventus. "Non posso chiedere di più a questi ragazzi. Non ci lamentiamo, non diciamo niente. Tutto quello che è accaduto e sta accadendo non ci tocca minimamente. Fidatevi, non avremmo una classifica del genere se il gruppo non fosse straordinario. Qualcun altro potrebbe vederla diversamente ma è così. Abbiamo cambiato il quarto modulo in sette, otto mesi di lavoro per tante vicissitudini questo significa che c'è grande disponibilità da parte di tutti".

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Tre pareggi di fila (Roma, Udinese, Lazio), due dei quali subiti nel finale all'Olimpico. Conte vede il lato positivo dell'esito dei confronti con le romane: "Dispiace aver lasciato 4 punti in queste due trasferte e nel finale. Quella di Baroni è una squadra forte ma la nostra ha dei valori molto forti ed è dura a morire. Non dobbiamo mai dimenticare da dove siamo partiti. Sappiamo cosa stiamo facendo per stare lassù, per me è motivo di grande orgoglio e bisogna dire grazie a questi ragazzi straordinari".

Straordinari anche per l'interpretazione della gara nonostante un canovaccio tattico stravolto. "Dico sempre che dobbiamo essere bravi senza snaturare le caratteristiche dei nostri giocatori – ha aggiunto Conte -. Anguissa e McTominay sono degli assaltatori e non dei costruttori per cui tenerli in una posizione più alta ci consentiva anche di essere pericolosi. Jack Raspadori è un ragazzo che ha qualità sia come seconda punta che come rifinitore. Questo era il piano che è stato ben interpretato".

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