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Antonio Conte riscrive gli obiettivi del Napoli con crudo realismo: c’è anche la Conference League

Il pareggio con l’Udinese dopo quello con la Roma ha frenato la corsa degli azzurri in testa alla classifica. Pronunciare la parola scudetto è blasfemia, il tecnico: “Se riusciamo a rientrare dalla porta principale della Champions tanto di guadagnato”.
A cura di Maurizio De Santis
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Il realismo di Antonio Conte non è certo una novità ma il fatto che dopo il pareggio con l'Udinese (ennesima occasione persa dal Napoli, dopo Roma, per allungare il passo e mettere pressione maggiore all'Inter) lui dica "la richiesta del club era rientrare in Europa, che significa anche Europa League e Conference League" ha un effetto dirompente. E sì, ragionare e sognare di scudetto è lucida follia. Ma, addirittura, nemmeno la Champions è meta a cui puntare? Alla frase precedente se ne aggiunge un'altra: "Se poi qualcuno è deluso da due pareggi, non è un problema mio". Più che un sassolino, è un macigno lanciato nello stagno che provoca un'onda anomala di emozioni, sensazioni e strani pensieri.

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Gli azzurri sono già al capolinea senza nemmeno aver concluso il bellissimo viaggio decantato dallo stesso Conte alla vigilai dell'incontro coi friulani? È pura strategia mediatica così da allentare il peso di tensione e grandi aspettative sulla squadra? Lazio (all'Olimpico, dopo la scoppola cocente presa all'andata tra Coppa Italia e campionato), Como e Inter (al Maradona) sono i prossimi impegni che tracceranno una linea spartiacque in classifica e diranno fino a che punto può essere alzata l'asticella. E soprattutto se il Napoli è davvero capace di spingersi a certe altezze senza inciamparvi dentro. A sentire le parole dell'allenatore, no di certo.

Il tecnico salentino racconta l'1-1 con l'Udinese così: "È un'occasione persa per far punti e arrivare in Europa. Non dobbiamo confondere la realtà. Fidatevi, ve lo dico con il cuore in mano… stiamo facendo qualcosa di straordinario, è il nono risultato utile consecutivo". Non fosse noto il suo carattere e la determinazione che profonde nel suo lavoro si potrebbe dire che è il segnale di una resa. Non smettere di lottare, cosa che nel suo vocabolario agonistico non esiste. È semplicemente mettere le mani avanti e dire, in maniera molto cruda: questo è perché questo siamo, accontentatevi.

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Concetto rimarcato, semmai non fosse ancora abbastanza chiaro da un'altra affermazione: "Chiedendo cose oltre (il termine scudetto nemmeno viene pronunciato, quasi fosse blasfemia ndr) si rischia di mandare la macchina fuori giri e rompere il motore". E vanno lette anche in questa ottica le cinque sostituzioni effettuate nel corso della ripresa, quando Conte – dopo un mercato di gennaio amaro e avaro di giusti rinforzi – ha lanciato nella mischia quel che poteva, quel che aveva nel tentativo (vano) di dare un sterzata all'inerzia della partita. "Se riusciamo a rientrare dalla porta principale della Champions tanto di guadagnato".

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