Antonio Conte provato da un lutto dopo l’altro: “La mia famiglia è in Italia e non va bene”
Dal novembre 2021 Antonio Conte vive e lavora a Londra, dopo essere subentrato a Nuno Espirito Santo sulla panchina del Tottenham e aver prolungato il suo attuale contratto che lo lega al club inglese fino al giugno 2023. Data in cui potrebbe decidere di fare una nuova retromarcia, lasciare la Premier League e rientrare possibilmente in Italia. Nessuna motivazione sportiva, nessuna frizione con la società e nemmeno la corte spietata di qualche club di Serie A dietro alla possibile scelta che sarebbe unicamente mossa da esigenze personali.
Un vecchio adagio recita che il potere logora chi non ce l'ha, ma Antonio Conte smentisce il detto su ogni linea: lui, che di potere ne ha sempre richiesto e ottenuto laddove sia andato ad allenare, si sente alquanto logorato a tal punto da meditare di schiacciare il piede sul freno e fermarsi a bordo strada a osservare il paesaggio circostante. Difficilissimo per uno come lui che professa di pretendere sempre il massimo dai propri giocatori e di saper lavorare solamente "quando la pressione è al 100% perché se sono rilassato e non ho energia, non è un buon segnale per me stesso". Difficilissimo ma necessario soprattutto davanti agli eventi della vita, che non si possono ignorare soprattutto quando ti toccano nel profondo e ti strappano dalla quotidianità: "Sicuramente questa stagione mi sta facendo fare una riflessione importante sul mio futuro, è stata durissima sul fronte personale, non è stato assolutamente semplice".
La riflessione arriva a seguito di un periodo assai complicato per Conte. Nel giro di pochissimo tempo ha perso un amico fraterno come il preparatore atletico Gian Piero Ventrone, un'assenza che non ha mai nascosto averlo turbato nel profondo. Poi, il doppio lutto a cavallo tra la fine del 2022 e l'inizio del 2023, con la scomparsa prima di Sinisa Mihajlovic, poi di Gianluca Vialli con cui aveva cucito rapporti che andavano al di là del calcio: "Tre persone che conoscevo benissimo e per me non è stato semplice visto che quando capitano queste situazioni ti portano ad avere delle riflessioni importanti. Tante volte pensiamo e diamo molta importanza al nostro lavoro e questa per me è una passione, per la quale ho rinunciato a tante cose. Dimenticando che dobbiamo trovare anche più tempo per noi stessi".
Un'amarezza che ha allertato non solo l'ambiente Spurs che ha letto nelle parole di Conte un evidente addio a fine stagione, ma anche l'intero mondo del calcio che si è domandato se sia un malessere temporaneo figlio degli eventi o una riflessione ben più ampia. Il tecnico salentino ha provato a diramare subito i dubbi: "In ogni club in cui ho lavorato ho dato sempre me stesso, mai nessuno si è lamentato né alla Juve, all'Inter qui al Tottenham. Anzi, quando me ne sono andato, in molti mi hanno rimpianto". Dunque, nessun attrito con i londinesi con cui Conte sta affrontando una buona stagione, tra campionato, FA Cup e Champions League, dove si incrocerà agli ottavi col Milan.
"Sto riflettendo sul mio avvenire" ha voluto però ribadire alla vigilia del match di campionato contro il Manchester City. "Quando lavori e il lavoro dimentichi di stare con la famiglia, con gli amici, di passare del tempo con i nostri affetti. Allora inizi a pensare che forse a volte è anche bello dedicare più tempo ad altro, che il lavoro non è tutto nella vita". La situazione attuale di Conte, poi, aggrava anche la percezione degli eventi esterni: a Londra è partito da solo, a Londra vive da solo, con la moglie che è rimasta in Italia a seguire i figli che proseguono gli studi.
"Avere la mia famiglia in Italia non va bene, non va bene… Ma quando hai un figlio o una figlia a scuola allora devi rispettarli perché se ogni anno o due stagioni devi portare i tuoi figli a cambiare totalmente il loro ambiente, li condizioni e io non voglio influenzare la vita della mia famiglia. A volte è importante prendere certe decisioni e sacrificarsi e per me è più facile perché ho una famiglia che mi sostiene sempre, appena si può ci riuniamo. Ma tutto perde senso quando accadono certe cose e devi affrontarle da solo: tutto è maledettamente più complicato quando ti colpiscono situazioni come quelle di Gian Piero, Sinisa o Gianluca"