Antonio Conte ha capito (finalmente) come schierare l’Inter
Nicolò Barella mediano basso davanti alla difesa. Antonio Conte lo ha preso sotto braccio e gli ha spiegato che doveva dimenticare la posizione di trequartista, arretrare il raggio d'azione e calarsi nel ruolo di lotta e di governo. È tornato all'antico, a quell'idea che lo ha svezzato secondo cui il segreto per vincere (o almeno provarci) in Italia – come all'estero – è sempre lo stesso: prendere meno gol. E la sua Inter ne aveva subiti troppi, anche in maniera assurda, apparendo inerme e fragile abbastanza da finire al tappeto al primo sbuffo di contropiede. Presa a sberle sul muso dal Real Madrid (che non aveva Sergio Ramos e Benzema), quasi fuori dalla Champions e dalle Coppe, più che il dialogo e il patto scudetto nello spogliatoio ha funzionato la mossa dell'allenatore.
La ‘heat map', la cosiddetta mappa di calore che traccia le posizioni più battute in campo da un calciatore, è chiarissima: nel match che ha portato al successo sul Sassuolo, Barella ha occupato la zona che l'allenatore gli aveva assegnato sulla lavagna: playmaker in posizione più arretrata, alle spalle delle mezze ali di corsa e furore come Vidal e Gagliardini. "Era la prima volta che giocava in quella posizione – ha spiegato Conte nel dopo gara – aveva anche il compito di salire in certe situazioni". Il collaudo è stato positivo, lo ribadiscono anche la logica algida delle statistiche: l'ex Cagliari ha toccato 59 palloni, vinto 7 duelli (a terra e aerei) su 10 ingaggiati con gli avversari, ha effettuato 2 salvataggi e 4 intercetti. E cosa più importante ha interpretato alla perfezione ciò che il tecnico gli aveva chiesto: dalle tue parti non deve passare nessuno… e lui ha chiuso tutte le linee di passaggio agli emiliani che sono andati a sbattere contro un muro.
I cinque minuti riservati a Eriksen, trattato a mo' di riempitivo da utilizzare a partita virtualmente conclusa, sono la conferma che il danese non è mai piaciuto al tecnico, che in questa Inter l'ex Tottenham c'è sempre stato come i cavoli a merenda, che deve pazientare ancora un po' e poi a gennaio lascerà alle spalle questo spiacevole intermezzo della carriera. Da fine ricamatore del gioco e ronzino: gli è andata malissimo, magari rinascerà altrove.
Conte è tornato all'antico: se proprio deve affondare, tanto vale farlo giocandosi il tutto per tutto alla sua maniera e senza più equivoci tattici. Ha trovato a Reggio Emilia quel riscatto e della prestazione che attendeva: "Qui è tutto difficile, la società ci protegga", ha mormorato dopo la vittoria sul Sassuolo che è stata un po' come l'esame di riparazione per evitare subito la bocciatura in tronco e dare un senso alla parte restante della stagione. Che questa sia finalmente la sua Inter lo si vedrà nelle prossime settimane, a partire proprio dall'impegno di Coppa in Germania: sul campo del Borussia Mönchengladbach (che all'andata sfiorò il colpo a San Siro) i nerazzurri hanno la possibilità, per se stessi e per le ambizioni in agenda, di mostrare che adesso la strada è in discesa, il peggio alle spalle.