Andrea Fortunato, 25 anni dalla sua morte. Vialli: “Sei il mio angelo custode, mi manchi”
Il 25 aprile è sempre una data particolare per il mondo Juventus. Porta con sé un ricordo tenero, ma struggente, allo stesso tempo. Quello di Andrea Fortunato, scomparso all'età di 23 anni dopo aver combattuto a lungo con una leucemia, sorpreso da una polmonite, risultata fatale, proprio quando sembrava aver sconfitto la malattia.
Era un terzino sinistro, fortissimo. Destinato ad una carriera da vivere tutta ad alti livelli. A 23 anni si era preso sia la Juventus, sia la Nazionale. Veniva accompagnato dall'etichetta di ‘Nuovo Cabrini', ma gestiva la pressione con la calma dei campioni, consapevoli della propria forza. E fuori dal campo era riuscito a farsi amare da tutti, coccolato da un gruppo di campioni che – da lì a poco – sarebbe riuscito a vincere tutto, in Italia e nel mondo.
Il suo dramma cominciò al tramonto della stagione 1993/94, chiusa in calando rispetto al rendimento avuto sin dall'inizio. Fortunato sembrava meno esplosivo, poco esuberante sul piano fisico, la caratteristica che più di tutte colpiva guardandolo in azione. All'intervallo di un'amichevole contro il Tortona, chiese il cambio con parole che colpirono lo staff medico: "Sono sfinito". Venne sottoposto a degli esami, vista la particolarità della situazione. Il verdetto fu tremendo: leucemia linfoide acuta. Le cure partirono subito, tra chemioterapia, trapianti di cellule e trattamenti speciali. Durarono quasi un anno, al termine del quale per Andrea si riaccese la luce della speranza. Riprese ad allenarsi ospitato dal Perugia, lì dove era stato curato; seguì anche la Juventus in occasione della trasferta di campionato in casa della Sampdoria. Poi, qualche settimana più tardi, quella polmonite a spezzare il suo sogno: tornare in campo.
Gianluca Vialli, tra i giocatori di quella Juventus, era uno dei più legati ad Andrea. Un rapporto che si intensificò nei mesi della malattia. Oggi, dopo aver sconfitto un tumore, l'ha voluto ricordare così dalle pagine della ‘Gazzetta dello Sport':
"Andrea era un bravissimo ragazzo. Leale, altruista, coraggioso, curioso e simpatico. Era anche un ottimo calciatore con un enorme potenziale e un futuro da giocatore della Nazionale. Per me non era semplicemente un collega ma anche un amico. Adesso è uno dei miei angeli custodi… mi manchi".