Andrea Carnevale racconta la sua verità sul matrimonio con Paola Perego: “Non sono un pu**aniere”
Andrea Carnevale compie 63 anni. Dalla vita privata al matrimonio finito con la sua ex moglie, Paola Perego, fino al processo per doping e spaccio di cocaina – dal quale è stato assolto – oggi è capo scouting dell'Udinese. Ex calciatore capace di trionfare con lo Scudetto vinto in quel meraviglioso Napoli di Diego Armando Maradona, da oltre 10 anni è a capo degli osservatori del club friulano. La famiglia Pozzo fa praticamente da sempre affidamento su di lui che a Udine ha portato giocatori del calibro di Handanovic, Sanchez, Cuadrado, Inler, Quagliarella, Allan, Samardzic, senza dimenticare gli altri più recenti come Beto, Bijol e Udogie. Un successo incredibile che conferma la sua grande conoscenza del calcio in una vita che però è stata a dir poco difficile per lui, sin da bambino. Lo racconta Carnevale in un'intervista a Repubblica. Il più grande dolore è arrivato quando aveva 13 anni. Suo padre, Gaetano, uccise la moglie Filomena da cui aveva avuto 7 figli, mentre lavava i panni nel fiume che sfocia nel lago di Fondi. Anni dopo, Gaetano si suicidò nel manicomio criminale di Aversa. “Mi ricordo di quando, in paese, parlavamo con i carabinieri di quello che succedeva a casa e ci dicevano: ‘Se non vediamo il sangue….’.
Cosa potevo, cosa potevamo fare? Poi, quel giorno, il fiume si è colorato di rosso. Ho detto al maresciallo: ‘Ora vedi il sangue che volevi’. Ma non sono morto. Non sono morto. Ho fatto la mia vita”. Un dolore enorme, incolmabile per Carnevale che ha poi fatto della sua vita un capolavoro andando avanti a testa bassa, lavorando, diventando uno dei calciatori più noti e anche vincenti del calcio italiano. Nonostante tutto il destino ha voluto comunque riservargli altri pericolosi ostacoli da superare. Dalla squalifica per doping, dalla quale accusa fu poi assolto, fino all'arresto con l’accusa di detenzione e spaccio di cocaina. Anche in quel caso fu assolto. Dopo la fine del matrimonio con la conduttrice Paola Perego, dal quale ha avuto due figli, oggi Carnevale vive a Udine con la sua nuova compagna Beatrice con la quale ha avuto un'altra figlia, Arianna. Nel calcio però, è stato la famiglia Pozzo a dargli la possibilità di rilanciarsi al meglio ed essere al centro del progetto di una delle società di calcio in Italia e in Europa più lungimiranti dal punto di vista dei talenti da lanciare e valorizzare in campo.
Oggi i figli di Carnevale vivono lontani da Udine (a Roma), ma li sente spesso e ha un bel rapporto: Giulia lo ha fatto diventare nonno di Pietro, Riccardo fa il dj. Con Paola Perego e il suo nuovo marito sono diventati una grande famiglia allargata. A 63 anni nasconde di certo dentro di sé i dolori ma è sereno. Finalmente. "Oggi mi sento ancora un ragazzino e mi ritengo un uomo fortunato, fortunatissimo – ha spiegato – Ho avuto una vita di alti e bassi. Mi sono sentito onnipotente, bello, ricco, pensavo che nessuno mi potesse toccare. Per i miei errori sono caduto quando ero all’apice”. Il racconto della sua vita parte da quel vaffa rivolto a Vicini ai Mondiali del '90: "Biscardi fece rivedere le immagini di quella telecamera puntata su di me e Vicini mi chiamò: ‘Andrea, ma che mi hai mandato affanculo?’. Io mi scusai, gli spiegai che era solo un’imprecazione ma dalla partita successiva mi lasciò in tribuna, fino alla fine del Mondiale.
Carnevale era stato protagonista di quello Scudetto vinto con Maradona, un autentico punto di riferimento oltre che grande amico e compagno di squadra: "Lo vedevo ogni giorno e ogni volta avevo la tremarella, perché Diego era immenso, una personalità emozionante, ero e sono fiero di averlo conosciuto – racconta – Quando arrivava lui, si fermavano gli aeroporti, gli alberghi, gli stadi. Lo marcavano in tre ma noi con lui partivamo sempre dall’1-0″. Il calcio gli ha dato grandi soddisfazioni e tanto successo, ma anche tantissimi dolori, come il caso doping a ottobre 1990 in cui fu coinvolto insieme ad Angelo Peruzzi per l’assunzione di uno stimolante, la fentermina, presente nel Lipopil, che si prendeva anche per perdere peso. "Fu colpa mia – spiega – Dalla Federazione mi rassicurarono: ‘Prenderai uno o due mesi di squalifica’, anche perché la quantità era irrisoria, zero virgola. Invece mi diedero un anno, una mazzata – spiega -. Mi perquisirono casa, ci fu il processo penale. Ricordo che il pm disse: ‘Abbiamo trovato nella sua abitazione questo prodotto’. E il giudice: ‘Ah, quelle vitamine le prendo anche io’. Fui assolto”.
Ma non è finita qui. Nel 2002 l’arresto con l’accusa di detenzione e spaccio di cocaina. “Una telefonata che non dovevo fare, un millantatore che mi accusò, la mia solita ingenuità. Ma figuriamoci se mi mettevo a spacciare droga – racconta a proposito – Un periodo tremendo: un mese ai domiciliari, anni di processi. Volevo liberarmi e dissi al mio avvocato: ‘Perché non patteggiamo?’. ‘No, caro Andrea, non hai fatto niente, devi uscire innocente dal tribunale’. Aveva ragione: fui assolto". Da quel momento c'era la necessità di ripartire in qualche modo e cosa se non il calcio a tendergli la mano per iniziare un nuovo, entusiasmante e brillante percorso: "Devo ringraziare la famiglia Pozzo, che in un momento di grande dolore mi ha chiamato e mi ha voluto all’Udinese: la mia salvezza, una gioia che forse non si può comprendere – aggiunge – È stato come rinascere, perché mi ero perso e avevo perso una moglie e i miei due figli”.
A proposito del matrimonio finito con Paola Perego, da cui sono nati Giulia nel 1992 e Riccardo nel 1996. “Ci siamo sposati a Monte San Biagio il 12 luglio 1990, subito dopo la fine di Italia ’90 – racconta Carnevale – In questi anni lei ha parlato pubblicamente dei miei tradimenti, della depressione. E tutto questo mi ha danneggiato". Un argomento che però ha voluto affrontare di recente insieme ai suoi figli. "Io sono sempre stato zitto, non sono un uomo da gossip – spiega ancora – A giugno scorso ho affrontato l’argomento con Giulia e Riccardo, non volevo pensassero che ho abbandonato lei a 4 anni e lui a 4 mesi". Carnevale ha voluto chiarire una volta per tutte la vicenda: "Non sono stato l’unico a sbagliare in quel matrimonio – ha detto ancora – Non voglio che tra qualche anno i miei nipoti leggano che il nonno è stato il più grande pu**aniere d’Italia. Io non ho lasciato, sono stato lasciato. E anche tradito”.
Oggi la sua vita calcistica è a Udine e all'Udinese ma con il suo passato in campo non ha più molti ricordi materiali: "Non ho più niente di quando ero calciatore – ha detto ancora – Regalavo tutto per il sorriso di un bambino. Ora ho una maglia dell’ultimo scudetto del Napoli, me l’ha data Zielinski, che abbiamo portato in Italia a 16 anni". Carnevale parla del polacco come di un giocatore che avrebbe potuto fare di più nella sua carriera: “Non ha la cazzimma di Carnevale – e poi prosegue – Nella vita sono stato un co***one, in campo ero un bastardo, calcisticamente parlando. Io giocavo per la fame, per il piatto della sera. Oggi i ragazzi, i genitori, i procuratori a cosa guardano? Ai soldi. Fanno i loro interessi, ci mancherebbe, ma se giochi per fame è un’altra cosa”.
Meglio concentrarsi su chi davvero ha voglia di misurarsi col grande calcio senza volersi solo arricchire da questo sport. Negli anni Carnevale ha portato all'Udinese calciatori incredibili che hanno fatto la fortuna del calcio europeo e di certo di questo ne va fiero: “Handanovic andai a vederlo in una partita in cui subì tre gol, non giocò neanche benissimo ma capii il potenziale – racconta – Eravamo tre osservatori, al campo, lo feci prendere all’Udinese per 40.000 euro". La gioia più grande è stato quella vissuta lo scorso anno: "Nel 2023 abbiamo avuto due campioni d’Italia, Zielinski e Meret, e due campioni del mondo, De Paul e Molina". Un nuovo talento per il futuro? Simone Pafundi: "Deve solo avere pazienza e ascoltare i consigli di chi gli vuole bene".