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Andrea Barzagli: “Oggi faccio il papà tassista. Con Conte alla Juventus ho visto di tutto e di più”

Andrea Barzagli ha ripercorso la sua carriera in un’intervista a Fanpage. L’ex difensore della Juventus e campione del mondo 2006 con l’Italia, ha parlato anche della differenza tra Antonio Conte e Massimiliano Allegri tra aneddoti e racconti.
A cura di Fabrizio Rinelli
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Andrea Barzagli non ha certo bisogno di presentazioni. Baluardo della Nazionale Italiana con cui ha anche avuto l'onore di vincere i Mondiali 2006 in Germania, è diventato successivamente un pilastro della Juventus post Calciopoli. I bianconeri con Antonio Conte e Massimiliano Allegri in panchina hanno costruito i propri successi centrando 9 Scudetti consecutivi anche grazie alla famosa BBBC, la difesa invalicabile composta da Buffon, Barzagli, Bonucci e Chiellini. Dopo l'addio al calcio giocato ha iniziato diversi percorsi lavorativi, da opinionista tv a collaboratore tecnico con Sarri.

In un'intervista rilasciata a Fanpage, Barzagli si è raccontato attraversando le varie tappe della sua carriera. "Quella con Sarri è stata un'esperienza interessante che mi ha fatto capire il mondo dall'altra parte anche se era un momento della mia vita in cui io dovevo staccare completamente, non ci stavo con la testa". Il racconto dunque dei suoi anni alla Juventus, alla Nazionale e non solo, anche aneddoti legati agli allenamenti con Conte e Allegri e a quel trasferimento al Wolfsburg che fece infuriare l'ex CT azzurro Marcello Lippi. Nel frattempo l'ex difensore si sta dedicando anche ad alcune attività imprenditoriali, una legata proprio al mondo dello sport: "Insieme ad altri due soci, uno è Marco Materazzi, abbiamo aperto un'academy di padel a Perugia, è un centro davvero molto bello".

Barzagli ha giocato alla Juventus fino alla stagione 2018/2019.
Barzagli ha giocato alla Juventus fino alla stagione 2018/2019.

Cosa fa oggi Barzagli al termine di una brillante carriera?
"Faccio prevalentemente il papà tassista, sto dietro ai miei figli, cosa che ho fatto poco prima quando giocavo e poi mi dedico alle mie attività di business".

Cosa di preciso.
"Ho un'attività vitivinicola in Sicilia, una volta al mese sono giù".

E il padel?
"Un gioco che ha preso molto noi sportivi e non solo, perché oltre ad essere molto divertente e competitivo è anche molto d'aggregazione. Insieme ad altri due soci, uno è Marco Materazzi, abbiamo fatto un centro bellissimo a Perugia nato come un'academy con 30-40 ragazzi che si stanno allenando e fanno tornei ed è un centro molto bello".

Hai mai pensato di allenare?
"Ho preso il patentino, poi per una sorta di non so cosa, non ho mai fatto il passo, non mi sono mai lanciato. È un'esperienza che vorrei provare e non so bene se ne sia capace o meno, per questo vorrei provare".

Barzagli nello staff tecnico di Maurizio Sarri alla Juventus.
Barzagli nello staff tecnico di Maurizio Sarri alla Juventus.

Nazionale, Sarri, Juventus: cos’è accaduto subito dopo l’addio al calcio giocato?
"Ho avuto due-tre cose, che poi nessuna è andata a buon fine. Con Sarri è stata un'esperienza interessante che mi ha fatto capire il mondo dall'altra parte anche se era un momento della mia vita in cui io dovevo staccare completamente, non ci stavo con la testa, l'ho fatto molto in maniera sbrigativa e soprattutto nel mondo degli allenatori ci devi stare dentro, a confronto fare il calciatore non è niente".

E hai deciso di non andare avanti.
"Ho scelto di non continuare per queste mie indecisioni personali. Poi ci sono altre cose, su cui non torno su, che mi hanno fatto capire come è diverso il mondo oltre a fare il calciatore".

Quando avete capito alla Juventus che era nata una difesa imbattibile con Bonucci, Chiellini e Buffon?
"C'è stato il momento in cui ci siamo messi a tre, era il momento del campionato dove abbiamo capito che potevamo giocarcelo. Stavamo crescendo come squadre e anche noi dietro, grazie anche a Gigi che era affermato. Noi tre abbiamo tutti esperienze ed età diverse ma in quel momento ci sentivamo a nostro agio come blocco difensivo e da lì è scaturita questa forza difensiva".

È stato Conte a trovare il giusto equilibrio tra te Bonucci e Chiellini?
"Sì è stato lui, quell'anno lì iniziammo a giocare a 4 facendo vari cambiamenti fino a quando per far giocare tutti e tre ha trovato questo modulo dando risalto alle vere caratteristiche di ognuno. Nessuno aveva giocato frequentemente a tre e da lì sono venute fuori queste nuove caratteristiche con questa grande armonia tra noi, ci capivamo velocemente".

La fenomenale BBC formata da Barzagli, Bonucci e Chiellini.
La fenomenale BBC formata da Barzagli, Bonucci e Chiellini.

Cosa vuol dire lavorare con Conte, cosa ti ha maggiormente colpito di lui nel corso della tua carriera?
"Gli allenamenti suoi sono molto duri, anche come sforzo mentale. Ci sono stati allenamenti intensi, lui è un tecnico con varie caratteristiche ma la sua dote principale è quella di essere un "miglioratore" di giocatori".

Ti ha dato molto dal punto di vista tecnico?
"Oltre a questo grande carisma è un allenatore molto attento e meticoloso che ti fa crescere anche a livello di posizione. Secondo me lui quando ha una squadra nuova con giocatori che hanno voglia di migliorarsi e vogliono stargli dietro è veramente uno dei più forti, perché ti dà sempre nuovi spunti. A noi tre ha portato la marcatura preventiva, ma nessuno ci aveva mai detto di marcare davanti al nostro attaccante perché avevamo anche copertura dietro, ha sempre avuto questa innovazione".

Un episodio che ti ha maggiormente colpito della tua esperienza con Conte.
"In quei tre anni abbiamo visto di tutto e di più. Dalla prima amichevole contro una squadra del paese ricordo che a fine partita richiamò tutti facendoci una parte clamorosa dicendoci che non funzionava così".

La grinta di Conte con Barzagli.
La grinta di Conte con Barzagli.

E il primo Scudetto?
"Ricordo che motivandoci in cerchio ci disse: ‘Se devono vincere che lo dimostrassero che sono più forti di noi, ma noi ora non molliamo niente'. Lui riusciva a darti quel qualcosa in più in una squadra che era una spugna in quel momento, e lui era l'uomo perfetto".

Gli Europei 2016: come fece Conte a creare un gruppo così unito, quale fu la ricetta vincente?
"Penso per via di tutto ciò che c'era in quel momento nel nostro calcio, rispetto ad altre nazionali non eravamo tra le più forti ma eravamo sicuramente una squadra che voleva fare qualcosa di grande".

E le tue lacrime in diretta tv?
"Le mie lacrime le ho riviste, poi dopo non l'ho più fatto altrimenti piango di nuovo. Erano dovute al momento di grande responsabilità che avevamo come blocco Juve. Abbiamo fatto il massimo ed è finita come è finita. Il giorno dopo ricordo c'era un momento in cui quasi nessuno voleva salutarsi, scoppiavamo a piangere tra di noi, si era creata quell'armonia e voglia di stupire ed è stato un bellissimo europeo".

L’immagine che ti è rimasta in mente dei Mondiali 2006.
"Ricordo tutto e niente, è il massimo per un giocatore, va al di fuori di tutto. Quando ci siamo visti l'ultima volta per una serata con il mister sono venute fuori delle immagini di quella finale, e dicevamo ancora che la Francia aveva una squadra incredibile. Quando siamo tornati sono rimasto colpito dal fatto che c'era una nazione completamente ferma solo per l'Italia".

È vero che Lippi non voleva che andassi al Wolfsburg e non ti chiamò più in Nazionale?
"È vero, me l'ha detto in maniera diretta, come era lui. Mi disse che non era d'accordo della mia scelta e che non mi avrebbe preso in considerazione nonostante fossi andato in Bundesliga, e ricordo che non mi convocò mai. Più tardi negli anni mi disse di aver sbagliato, vide che forse in quel momento un ragazzo di 26 anni era andato in Germania per soldi, ed effettivamente è stato anche per quello".

Barzagli in campo con Allegri.
Barzagli in campo con Allegri.

È vero che facevi il centrocampista? Qual è l’aneddoto tra Pillon e Allegri legato al tuo ruolo?
"Ho fatto un campionato di Serie D e C2 giocando centrocampista. Non avevo neanche 20 anni alla Pistoiese in Serie B e ricordo feci il ritiro con loro e iniziò questo passaggio in difesa, Pillon mi disse che ero meglio dietro".

E cosa c'entra Allegri?
"Me lo sono ritrovato compagno di squadra alla Pistoiese e ha questa convinzione che sia stato lui a dire a Pillon di mettermi dietro, ma non ne sono sicuro (ride ndr). Ma guai a dirlo a Max".

Qual è la differenza sostanziale tra Allegri e Conte?
"Una differenza gestionale, di modo di vedere anche il calcio. In comune hanno però la mentalità della vittoria, Allegri è stato intelligentissimo a portarsi dietro una squadra di giocatori che per tre anni è stata allenata Conte con fondamenta forti, con caratteristiche e modo di giocare coeso e lui è stato bravo a non stravolgere tutto ciò ma a cambiare piano piano, ad aprire un po' di più la mente e rispetto ad Antonio ha dato un po' più di libertà".

Il corto muso era una filosofia dell’allenatore che trasmetteva anche a voi?
"Ne è nata quasi una storia, sembrava che ogni partita fosse così e invece no, anche Allegri è cambiato negli anni, se uno va a rivedere Allegri di Cagliari e Milan era molto spregiudicato. Secondo me ha trovato una squadra che invece aveva nella solidità la sua forza maggiore con qualità incredibili. È andato dietro a un gruppo e a un dna societario storico. Si è ritrovato in un contesto dove ha capito che la forza era da mettere a livello difensivo affidandosi alla grande qualità dei giocatori".

Qual è la verità della finale di Cardiff? È successo qualcosa negli spogliatoi durante l’intervallo?
"Anche se smentissi o dicessi qualcosa… la verità è che non è successo niente, non poteva succedere, anche perché sono uscite talmente tante sciocchezze che era impossibile fossero vere. Si sono inventati di tutto a tal punto che è stata quasi una barzelletta. Abbiamo fatto un intervallo normale, ripassando la partita, siamo andati fuori giri".

Come sono arrivate quelle sconfitte in finale di Champions?
"La verità è che le due finali le abbiamo giocate contro le due squadre più forti degli ultimi 20 anni. Ce la siamo giocata con tutte e due e non ce l'abbiamo fatta, rimane il rammarico di aver fatto grandi sforzi ma senza riuscire nel nostro intento".

L'addio al calcio di Andrea Barzagli.
L'addio al calcio di Andrea Barzagli.

Oggi può nascere un’altra BBC? Quali difensori si avvicinano più a voi oggi?
"Abbiamo ragazzi interessanti che devono trovare il loro momento di continuità che è quello che abbiamo creato anche noi. In quella BBC che ha vinto 8 campionati insieme io avevo 30 anni, fino ad allora ho fatto sempre il difensore ma in quegli 8 anni lì mi sono consacrato come hanno fatto Giorgio e Leo che poi hanno vinto anche gli Europei".

Ti piace la Juventus attuale? Qual è il giocatore che può fare la differenza?
"È un percorso diverso con una mentalità e società diversa. È il primo anno che è realmente entrato in funzione Giuntoli e Thiago ha un pensiero diverso da Max e anche la squadra è diversa. C'è bisogno di tempo, di ritrovare quella forza giusta per poter andare davvero a riconquistare un trofeo. Lo stanno già facendo a livello difensivo, gli manca forse qualcosa nelle partite sporche".

L'infortunio di Bremer può pesare?
"Credo che abbiano perso tanto con Bremer ma che ci siano giocatori interessanti come Yildiz. Non abbiamo visto il vero Koopmeiners, al pari di Nico Gonzalez, ma si è notato come Weah sia cambiato rispetto all'anno scorso".

La tua favorita per lo Scudetto.
"Secondo me è un campionato diverso da tutti gli altri per via anche di questa nuova Champions che porta veramente molto più sforzo rispetto agli anni precedenti. Vediamo chi inizia a fare un filotto di vittorie importante e inizia a incanalarsi. Fino ad ora tutte le squadre hanno avute le loro piccole cadute che tengono il campionato aperto".

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