Andrea Agnelli trattato come un pupazzo in Inghilterra: “Continua ad eseguire gli ordini di Perez”
Andrea Agnelli è ormai fuori dalla Juventus, dopo le dimissioni date lo scorso novembre dalla carica di presidente bianconero che ricopriva dal 2010, eppure non molla l'osso della Superlega, la fantomatica competizione europea ‘chiusa' a pochi top club (almeno nel progetto iniziale), che nacque e morì nell'arco di poche ore nella notte tra il 18 e il 19 aprile 2021. Quel tentato colpo di mano – che provocò la reazione durissima dell'UEFA – ha non solo distrutto la relazione personale tra Agnelli e Ceferin, ma ha isolato le sole tre società che continuano a perseguire apertamente il progetto: Juventus, Real Madrid e Barcellona.
Agnelli non riveste più alcun ruolo nel club bianconero, eppure le sue parole nell'intervista al De Telegraaf di sabato scorso sono palesemente quelle di chi ha ancora a cuore la questione Superlega. Il 47enne dirigente torinese continua a sostenere l'assoluta necessità della nuova competizione per "spezzare il monopolio dell'UEFA" e per "dare ai club un futuro finanziariamente stabile, un futuro in cui i club non cadano nel caso in cui non si qualifichino una volta per le competizioni europee". Peraltro proprio l'aspetto poco meritocratico della prima versione della Superlega, che garantiva posti fissi e relativi introiti garantiti, era stato il punto debole del progetto che lo aveva fatto collassare di fronte in primis alle proteste dei tifosi.
Ma perché Andrea Agnelli insiste tuttora così tanto su un argomento che lo dovrebbe vedere spettatore ormai lontano? Una risposta la dà un durissimo editoriale dell'autorevole Telegraph, che senza mezzi termini definisce l'ex presidente della Juventus come un burattino nelle mani del boss del Real Madrid Florentino Perez: "Non c'è nessuno così disposto come Andrea Agnelli tra i ribelli della Superlega Europea ad attaccare il nemico con la stessa sciabola arrugginita più e più volte, nell'eterna speranza di annettere nuove terre indipendentemente da ciò che è già stato perso", è l'incipit del pezzo.
"Va ricordato che Agnelli non è più il presidente della Juventus e non intende tornare in carica anche se il suo ricorso contro la squalifica di due anni da parte delle autorità italiane dovesse andare a buon fine. Eppure continua ad eseguire gli ordini di Florentino Perez, capo ribelle della Superlega e presidente del Real Madrid – è l'attacco del Telegraph – Perez ha bisogno di dire poco, quando ha complici così volenterosi. I ribelli della Superlega una volta hanno cercato di chiudere la porta a tutti tranne che a pochi eletti tra i più famosi club europei e, dopo aver fallito, ora cercano di presentarsi come i liberatori di quegli stessi club. La cosa importante da ricordare è che cercano sempre la stessa cosa". Che sarebbero i soldi che consentano loro di porre rimedio ad una gestione finanziaria pregressa disastrosa.
Peraltro, secondo quanto scrive lo stesso De Telegraaf che lo ha intervistato, oggi Agnelli "lavora con l'agenzia di management sportivo A22", ovvero la società che continua a tenere vivo il progetto Superlega e che recentemente ha presentato il nuovo piano della competizione, che dovrebbe essere più allargata e prevedere promozioni e retrocessioni tra varie divisioni. In questo ulteriore scenario, si capisce bene perché il ‘giapponese' Agnelli – per usare la stessa metafora del Telegraph – continui a combattere asserragliato nella giungla "con la stessa sciabola arrugginita".