Ancelotti, cosa accadde alla Juve: “Montero scese dal pullman per parlarmi. Mi disse: tu non capisci”
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Si avvicina il calcio d'inizio della finale di Champions League tra Real Madrid e Borussia Dortmund, in programma sabato prossimo a Wembley, e Carlo Ancelotti sa esattamente cosa fare: abbassare il livello di stress e ansia dei suoi giocatori. Perché sia lui che il Real sanno come si vince, in primis con la consapevolezza dei forti. Carletto urla raramente in campo: "Pensate che ascoltino di più se gridi? No. Più gridi, meno ascoltano". Un Ancelotti calmissimo ma anche flessibile, come non era all'inizio della sua carriera di tecnico: per farlo capire svela un episodio raccontato al tempo in cui sedeva sulla panchina della Juventus (un biennio, tra il 1999 e il 2001), con protagonisti Paolo Montero e Zinedine Zidane.
![Sorriso e sopracciglio alto: i marchi di fabbrica di Carlo Ancelotti anche al Real Madrid](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/27/2024/05/22261531_large.jpg)
Ancelotti a inizio carriera: dogmatico come il suo maestro Sacchi
Il punto di partenza del discorso è quanto dogmatico fosse il suo approccio al mestiere di allenatore all'inizio e come adesso sia profondamente diverso: "Quando ho iniziato, non ero come oggi. Avevo un sistema che ho imparato al Milan da Arrigo Sacchi. Era il 4-4-2. E per questo ho rifiutato di avere Roberto Baggio al Parma perché voleva giocare col numero 10. Ho detto: ‘No, non gioco col numero 10'. Era uno dei migliori giocatori al mondo in quel momento e io mi rifiutavo di averlo perché volevo solo giocare con due attaccanti".
La svolta con Zidane alla Juventus
Se Carletto potesse tornare indietro… "Oggi direi: ‘Baggio, vieni a Parma e organizziamo la situazione'. Invece gli ho detto: ‘Ascolta, Roberto, non c'è spazio per te', e invece è andato al Bologna. È stato un errore e ho provato a cambiare idea quando sono andato alla Juventus. Avevo Zidane, e lui era il numero 10. Avrei dovuto metterlo a destra o a sinistra? Impossibile. Zidane è il giocatore più importante della mia squadra e lui deve essere il numero 10 e io devo adattarmi. Da lì ho sempre preso in considerazione le caratteristiche dei giocatori per costruire il sistema".
![Un 41enne Ancelotti sulla panchina della Juventus nel 2000 assieme all'Avvocato Agnelli](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/27/2024/05/ancelotti-agnelli.jpg)
Uno non vale uno, il confronto con Montero
Ancelotti capì che nello sport non sempre uno vale uno, e che essere flessibili e talora anche scendere a compromessi non strettamente calcistici è un'arte da padroneggiare bene se si vuole raggiungere i risultati più alti. E qui spuntano la Juve, Zidane e Montero: "Ci fu un'occasione alla Juventus in cui Zidane era in ritardo, ed eravamo sull'autobus in attesa di partire – racconta il 64enne tecnico emiliano al Times – Ho detto all'autista: ‘No, andiamocene'. Ma lui aveva paura e non si muoveva. Poi Paolo Montero è sceso dall'autobus per parlarmi. Gli ho detto: ‘Andiamo avanti, e poi ne parleremo'. Ma lui rispose: ‘Tu non capisci. Senza Zizou, non andremo da nessuna parte'. Quindi è allora che pensi: ‘Ok, ho bisogno di ascoltare questa cosa'. Così abbiamo aspettato".
Adattabilità, ragionevolezza e ovviamente la calma serena che è il suo punto di forza: "Il punto chiave è che ho molta passione, ma non sono ossessionato – spiega Ancelotti – Non sono ossessionato dal mio lavoro. Non lo sono mai stato, non per il calcio. Mi è piaciuto molto, come giocatore, ora come allenatore, ma non divento pazzo". Anche per questo Carletto ha vinto 6 Champions League, due da giocatore e quattro da allenatore. Un record che cercherà di accrescere sabato sera a Wembley.
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