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Ancelotti commosso per la laurea ad honorem: dice parole di grande umiltà, una lezione di stile

Il discorso che il tecnico del Real Madrid pronuncia in quel momento così solenne all’Università di Parma conferma tutto il suo spessore di uomo. “Tutto è iniziato come un gioco, con la mia famiglia contadina”.
A cura di Maurizio De Santis
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Carlo Ancelotti riceve la laurea magistrale ad honorem dall'Università di Parma.
Carlo Ancelotti riceve la laurea magistrale ad honorem dall'Università di Parma.

"Tutto è iniziato come un gioco, con la mia famiglia contadina". Carlo Ancelotti riceve la laurea magistrale ad honorem in Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive e Adattate e si commuove. Ci scherza su, dicendo che le sue lacrime sono questione di "genetica, come è genetica avere talento o no", ma con il discorso che pronuncia in quel momento così solenne all'Università di Parma conferma tutto il suo spessore di uomo. Prescinde dai titoli che ha in bacheca (e ne ha abbastanza tra campionati vinti e Champions League conquistate tra campo e panchina), è un gigante che sa toccare le corde giuste e arrivare al cuore delle persone esprimendo concetti semplici, genuini.

"È un vero ambasciatore del nostro Paese e del nostro territorio nel mondo: il fatto di aver saputo vincere in realtà così diverse tra loro lo rende un’autentica leggenda", dice il Rettore, Paolo Andrei, prima che proprio il tecnico del Real Madrid prenda la parola e, vestito con il manto di ermellino, parli a braccio mostrando come classe e umiltà siano due cose che rendono grande una persona.

Il Rettore, Paolo Andrei, e il tecnico del Real Madrid durante la cerimonia nell'Auditorium dell'Ateneo.
Il Rettore, Paolo Andrei, e il tecnico del Real Madrid durante la cerimonia nell'Auditorium dell'Ateneo.

La sua è una lezione di stile e di vita che parte anzitutto nell'orgoglio delle proprie radici e nella consapevolezza che nella vita (come nel calcio) non si smette mai di imparare. Nemmeno se sei uno degli allenatori più forti e titolati al mondo puoi ignorare il valore pedagogico di una sconfitta, che prima o poi arriva per tutti.

"Ricevo questa laurea e qualcuno dirà che di esami ne ho fatti pochi. In realtà ne ho fatti tanti e ogni tre giorni ne faccio ancora… per cui devo prepararmi. Tutto è iniziato come un gioco, con la mia famiglia contadina. Lo sport è stato per me una grandissima scuola di vita. La mia carriera è stata costellata da esperienza fantastiche, la Roma, il Milan, ma anche da cadute come la finale di Champions persa quando vincevamo 3-0, oltre agli infortuni".

Un momento della cerimonia: il Rettore conferisce la laurra ad honorem ad Ancelotti.
Un momento della cerimonia: il Rettore conferisce la laurra ad honorem ad Ancelotti.

Il mondo dello sport e del calcio sono stati i libri su cui ha studiato, il companatico di una vita scandita dal merito nel bene e nel male. "Il calcio mi ha insegnato tante cose: la relazione con le altre persone, il rispetto e delle regole, il rispetto per l'autorità come allenatori, dirigenti, presidenti e saper ascoltare".

Ancelotti cita il talento e prende una figura in particolare come esempio. "Il talento è qualcosa che hai oppure no. Maradona aveva un grandissimo talento e da grande campione lo metteva al servizio degli altri".

In prima fila nell'Auditorium dell'Ateneo c'è anche Arrigo Sacchi, a lui Ancelotti rivolge un pensiero toccante: "Con lui ho capito che il calcio è un gioco collettivo. Era arrivato un marziano in un mondo che era un po' indietro e che ha avuto la forza di innovare questo gioco".

La chiosa è dedicata a uno dei vecchi adagi del calcio, la forza del collettivo viene prima di quella dei singoli e quando c'è può spingere una squadra anche oltre i propri limiti. "La forza di un gruppo è sempre più forte di quella di un individuo solo. L’imprevedibilità è il bello dello sport… la squadra meno forte può battere la squadra più forte".

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