Allegri spegne il dibattito sull’impiego dei giovani in Italia: “Dopo tre gare ritenuti campioni”
La mancata qualificazione dell'Italia ai Mondiali del 2022 ha riaperto un grande dibattito nel nostro paese sulle difficoltà nell'inserimento dei giovani calciatori e sul fatto che sono pochissimi quelli che hanno un minutaggio accettabile nel massimo campionato, a differenza di quello che accade in altre nazioni europee. Chiaramente la sconfitta con la Macedonia del Nord ha riaperto una ferita che era stata, almeno in parte, chiusa dal trionfale ciclo di Roberto Mancini, almeno fino alla notte di Wembley e al record di 37 risultati utile consecutivi.
Su questo tema si è soffermato anche il CT dell'Under 21, Paolo Nicolato, prima degli ultimi impegni con parole piuttosto dure rivolte ai club di Serie A: "Abbiamo bisogno di voi, c’è bisogno di mettere in discussione questa cosa: è ora di trovare una soluzione a una situazione che siamo destinati a subire come calcio italiano. Siamo partiti da una Under 21 che aveva giocatori di Serie A, ora non ci sono più giocatori a disposizione, tra poco andremo a cercarli in Serie C".
Un vero e proprio grido d'aiuto che viene messo in risalto dai numeri, visto che dei 27 convocati da Nicolato per le due partite della sosta solo undici giocatori militano in società di Serie A e di questi solo 6/7 giocano in maniera frequente. In occasione dell'Europeo casalingo nel 2019, sui 23 convocati dall'allora CT, Luigi Di Biagio, ben 20 provenivano da squadre di Serie A mentre ora l'U21 pesca sopratutto in Serie B.
Si tratta di una situazione che, chiaramente, mette in difficoltà i selezionatori che in occasioni dei match contro le altre nazionali poi si trovano calciatori giovanissimi con esperienza internazionale e un curriculum che i nostri si sognano all loro età.
Il dibattito è talmente fagocitato di opinioni che si va da chi pensa di inserire un numero fisso di uomini da inserire dalle giovanili ad altri che vorrebbero tornare al tetto sugli stranieri come accadeva tempo fa.
Chi ha sempre avuto un'idea molto diversa sull'inserimento dei giovani nelle big è l'allenatore della Juventus, Massimiliano Allegri, che è intervenuto da remoto al Festival dei Giovani in corso a Gaeta, organizzato da "Noisiamofuturo" in partnership con la Luiss, e ha ribadito il suo pensiero sul modo in cui i giovani vengono trattati nel nostro paese: "In Italia da qualche anno a questa parte c'è la tendenza a considerare campioni dei ragazzi dopo 2-3 partite, ma così si bruciano le tappe: a 20 anni un calciatore non può avere la maturità di un 28enne".
Un punto di vista che il tecnico livornese ha sempre ripetuto nel corso degli anni e che ha già fatto molto discutere. Lo farà altrettanto in un momento in cui gli appassionati italiani sono feriti per la seconda mancata partecipazione al Mondiale 2022. C'è chi vorrebbe più coraggio e chi, invece, la pensa come il tecnico bianconero. Qual è la strada giusta?