Allegri si esalta per il Real campione all’italiana: “Chi vince non potrà mai giocare male”

L'esito della finale di Champions League ha smosso perfino Arrigo Sacchi che, nel riconoscere i meriti di Carlo Ancelotti, ha espresso giudizi positivi sul pragmatismo e l'esperienza mostrati dal tecnico del Real Madrid. Ha parlato di "saggezza", "attenzione difensiva", "coesione e spirito di sacrificio dei campioni" fino alla chiosa che deve aver provocato un sussulto ai giochisti e inorgoglito i risultatisti: "Mi viene da dire che ha giocato all'italiana ma questa era l'unica strada possibile".
Un solo tiro in porta è stato sufficiente ai blancos per conquistare il 14° trofeo della loro storia e spedire a casa Klopp/Guardiola/Tuchel/Pochettino (compresi i teorici del ritmo e dell'aggressività, gli esteti del pallone, gli innamorati cronici della costruzione dal basso e del portiere che pensa coi piedi) con un senso di frustrazione. E tanto basta a Massimiliano Allegri, che in questi anni è stato spesso al centro del dibattito per la sua interpretazione di calcio, per sentenziare: "Chi vince non potrà mai giocare male".

Più che una riflessione è il manifesto di una scuola di pensiero che ha (anche) nell'allenatore della Juventus uno degli esponenti più forti. Per lui i calciatori "sono come cavalli, se stanno in forma lo vedi alla mattina" e il compito del tecnico è "metterli nelle condizioni di dare il meglio". Nell'intervista a DAZN il tecnico toscano ha di fronte a sé Andrea Barzagli, un difensore che conosce benissimo l'approccio di lotta e di governo che ha declinato in bianconero con in Nazionale.

Quando gli viene fatta la domanda dalle cento pistole sbuffa, sorride sornione e sgrana il Rosario: "Anche chi gioca bene, perde e viene criticato perché non arriva il risultato – le parole di Allegri -. Quando sei in campo non c’è un metodo unico per vincere: bisogna avere giocatori molto bravi, metterli nelle giuste condizioni e dare loro un'impronta". E se hai – come al Real – la fortuna di avere Carvajal, Kroos, Modric, Benzema e Vinicius è più facile che recitino il copione a braccio: "Nessuno parla del gioco ma dei campioni".
Sono da sempre loro che fanno la differenza quando l'obiettivo è la vittoria. "Tutti vogliamo giocare bene, ma è una parola astratta perché alla fine ci si ricorda della rovesciata fatta da Ronaldo qui a Torino, non di com’è venuta fuori l’azione. Poi dipende dalle caratteristiche del giocatore, ma soprattutto dal Dna della società, altro elemento che non puoi cambiare".