Allegri prima esalta poi rinnega la teoria del “corto muso”: cosa dicono davvero i numeri
Massimiliano Allegri è uno degli allenatori più vincenti della storia del calcio italiano ma negli ultimi anni si è portato dietro il fardello della teoria del ‘corto muso'. Questa locuzione venne ripresa dalla Treccani e diventò un neologismo per indicare una vittoria di misura dopo che la locuzione veniva utilizzata per descrivere qualsiasi vittoria "stretta"‘. Ultimamente, però, le cose sono cambiate: si è passati dall'esaltazione al disconoscimento.
Dopo il pareggio inaspettato della Juventus col Nantes in Europa League, però, l'allenatore livornese, che negli anni aveva marciato spesso anche su questo modo di dire, ha chiarito il suo pensiero ai microfoni di Sky con una sfuriata piuttosto eclatante: "Non è che voglio la Juve dell’1-0, se no mi fate diventare matto. Mi stufo anche io di sentire le ca**ate che dite abbiate pazienza. Non voglio la Juve dell’1-0. Non l’ho mai voluta, è un luogo comune che ormai si dice. Sono robe che non sono vere, inesatte. Andate a vedere i numeri delle mie squadre, sono sempre state miglior difesa e secondo miglior attacco. Le chiacchiere le porta via il vento, dai dati non si scappa. Poi vi arrabbiate perché vi rispondo. Se volete vi dico sempre di sì così almeno siete contenti e ve le raccontate fra di voi. Non mi posso sentir dire che voglio le squadre da 1-0. Le mie squadre hanno fatto sempre dai 70 agli 80 gol".
Lo stesso è accaduto anche nella conferenza stampa alla vigilia di Spezia-Juventus.
Una reazione che, in realtà, ci aspettavamo da tempo visto che la contrapposizione tra ‘Allegriani' e ‘anti-Allegriani' (che definizioni oscene) è diventata molto forte anche nella base juventina e che vede le due fazioni imbracciare dati, numeri e tabellini per supportare ognuno la propria tesi.
Ma, in realtà, cosa dicono i numeri e le statistiche della carriera di Max Allegri? Esiste o no la teoria del ‘corto muso'o si tratta solo di una narrazione che si sta trascinando, ormai stancamente, da anni?
Le squadre allenate dall'ex centrocampista di Pescara, Perugia e Napoli negli ultimi 13 anni hanno sempre avuto una buona fase offensiva: il Milan, tra il 2010 e il 2014; e la Juventus, tra il 2014 e il 2019, sono sempre stati tra i cinque migliori attacchi della Serie A.
- 2010-11 – 2° attacco, 65 gol (MILAN)
- 2011-12 – 1° attacco, 74 gol (MILAN)
- 2012-13 – 5° attacco, 67 gol (MILAN)
- 2013-14 – esonerato (MILAN)
- 2014/15 – 1° attacco, 72 gol (JUVENTUS)
- 2015/16 – 3° attacco, 75 gol (JUVENTUS)
- 2016/17 – 3° attacco, 77 gol (JUVENTUS)
- 2017/18 – 2° attacco, 86 gol (JUVENTUS)
- 2018/19 – 3° attacco, 70 gol (JUVENTUS)
Le eccezioni sono la Juventus della stagione 2021/2022 e quella di quest’anno, che sono rispettivamente all'undicesimo (57 gol) e al sesto posto (34) nelle graduatorie degli attacchi più prolifici del campionato.
Da valutare anche i numeri con cui le squadre di Allegri hanno vinto per 1-0. Per quanto riguarda il periodo al Milan, nelle 91 vittorie in 178 partite sulla panchina dei rossoneri il risultato di 1-0 o 0-1 è arrivato per 18 volte e la percentuale si attesta al 19,7%. Nel periodo juventino sono 56 su un totale di 236 successi in 354 partite ufficiali, circa il 23,7% (ovvero meno di una su quattro) ma si può notare come questa percentuale sia cresciuta soprattutto nella seconda parentesi di Max sulla panchina della Vecchia Signora: quest'anno sono state sette le vittorie per 1-0 o 0-1 mentre nella stagione scorsa sono state otto sulle 29 totali. C'è stato un altro periodo nella prima parentesi juventina di Allegri in cui i bianconeri hanno ottenuto spesso questo risultato e basta tornare alla Serie A 2017/2018 quando le vittorie con il minimo scarto furono sette.
Dov'è la verità? Davvero Allegri ama vincere sempre le partite di misure? Stando ai numeri, la risposta è ‘no' ma bisogna sempre contestualizzare e si può dire che questa tendenza abbia preso il sopravvento da quando la Juve non è più la squadra che può vantare la qualità e i valori tecnici migliori rispetto alle altre concorrenti del campionato.
La teoria del ‘corto muso', che è nata durante la conferenza stampa dopo la sconfitta dei bianconeri con la SPAL del 13 aprile del 2019, è figlia di un'associazione molto arbitraria tra il concetto di vittoria di misura mescolato con l'idea di subire per 90′ l'iniziativa avversaria e di farsi bastare un solo gol per portare a casa il risultato. Spesso a portarla avanti è stato lo stesso tecnico ma appena sono venuti meno i risultati sono arrivate critiche durissime. Le vittorie spesso coprono ogni tipo di situazione, sia in positivo che in negativo; mentre le sconfitte (o mancanza di buoni risultati) non permettono di nascondere la polvere sotto al tappeto.
È molto probabile che anche la comunicazione intorno alle affermazioni di Allegri non abbia giovato a questo tipo di narrazione: basta ricordare l'aneddoto del cavallo Minnesota e il giorno in cui l'account Twitter della Juventus postò il perimetro del trentaduesimo Stato federato degli Stati Uniti d'America, proprio come riferimento alla conferenza stampa del tecnico.
Tante situazioni che hanno contribuito, in maniera volontaria e involontaria, ad alimentare questa narrativa da cui ora è lo stesso Allegri a volersi smarcare.