Allegri fa capire quanto conta la Coppa Italia per la Juve: “Prima era la ciliegina, ora è la torta”
La Juventus ha vinto 14 volte la Coppa Italia, detiene il trofeo e vuole ovviamente ancora una volta conquistarlo. Vuole farlo anche perché questa è l'ultima chance di vincere un trofeo in questa stagione. Sono dieci anni in fila che i bianconeri portano a casa almeno un titolo, e lo vuole pure Allegri tornato con la grancassa e che vuole mettere la firma su un'annata molto particolare. Iniziata male, ma poi corretta con il tempo e a un certo la Juve ha sognato pure una clamorosa rimonta scudetto. Ma con ogni probabilità alla fine sarà quarto posto per i bianconeri che domani sera però cancelleranno il campionato per una notte e penseranno solo alla Coppa Italia. Alla vigilia Allegri ha dato il giusto peso alla finale e ha dato qualche anticipazione sulla formazione.
Di finali ne ha vissute tantissime (tra Milan e Juve) e il tecnico livornese sa anche come si fa a vincere e indica la strada alla sua squadra, che ha un solo obiettivo: "Sarà una bellissima serata. Certo una difficile difficile da affrontare. Ci vorranno pazienza e lucidità. Poi magari dopo due minuti la partita si sblocca e diventerà tutta un'altra partita. Dobbiamo cercare di portare a casa la Coppa".
La Juve ha qualche indisponibile, ma può presentare una formazione di tutto rispetto. Allegri rivela i nomi solo di tre calciatori sicuri di giocare la finale: "Ho qualche dubbio e domani vedremo. Perin e Chiellini giocheranno di sicuro, e pure Dybala, gli altri vediamo".
La Coppa Italia ha un valore enorme per Allegri: "Invece della ciliegina è la torta. Quando giochi una finale è normale che ha un'importanza grossa perché dopo devi cercare di vincerla e noi domani dobbiamo cercare di fare questo".
Poi Allegri ha parlato del modulo per la finale: "Con la difesa a tre? Vediamo! Possiamo cercare di cambiare a partita in corso", e soprattutto della stagione della Juventus: "La squadra ha iniziato male e abbiamo fatto una rincorsa. Abbiamo raggiunto un risultato importante. Quest'anno non abbiamo vinto e a fine stagione parleremo per ripartire più avvantaggiati per l'anno prossimo. La valutazione della stagione è semplice. La perdita di Ronaldo a tre giornate dalla fine del mercato non è stata una cosa semplice, poi abbiamo perso Chiesa. Poi piano piano anche la squadra ha cominciato a crescere. La società ci ha dato una grossa mano prendendo Vlahovic poi abbiamo fatto una rincorsa importante che è terminata perdendo in casa con l'Inter e adesso siamo qui a giocare una finale che intanto bisognava arrivarci".
Ma prima di chiudere la conferenza stampa Allegri ha eletto i migliori allenatori italiani di sempre e ha ribadito il suo concetto, esistono delle categorie anche tra gli allenatori: "Per me i vincenti sono quelli che vincono: Ancelotti, a cui rinnovo i complimenti, Capello, Lippi, Sacchi e Trapattoni hanno fatto la storia del calcio italiano. Carlo è l’unico che allena ancora e due anni fa era stato dato per finito, ma non è così: in Italia ci sono tanti bravi allenatori, giovani, che possono avere la possibilità di allenare una grande squadra. Però è diverso, anche se sembra uguale, allenare una grande squadra e giocare per vincere dall’allenare una squadra medio-piccola. E non parlo di tattica: ci sono tanti allenatori che allenano in Serie D o in Eccellenza, che sono molto preparati, come tutti in Italia, e sono molto bravi a livello tattico. Fare l’allenatore è molto di più, è una roba molto più grossa, che non è scritta in nessun libro. È come madre natura t’ha fatto: se ce l’hai ce l’hai, ma questo vale nel calcio come in qualsiasi professione. Ci sono le categorie, piaccia o non piaccia".