Allegri e Adani tornano a parlarsi in TV dopo tre anni di gelo: “Lele vuole fare una domanda”
L'ultima volta che Massimiliano Allegri e Daniele Adani avevano discusso di calcio in diretta TV era finito malissimo. Accadde tre anni fa negli studi di Sky e volarono parole grosse al punto che il tecnico della Juventus, infastidito dalle obiezioni sul gioco poco bello praticato dai bianconeri (messi in controluce rispetto all'estetica degli schemi del Napoli di Maurizio Sarri), sbottò e affondò il colpo: "Te sei il primo che legge i libri e di calcio non sa niente – le parole del tecnico -. Non hai mai fatto l'allenatore, sei lì dietro e non sai niente. Quindi adesso parlo io e tu stai zitto". Apriti cielo, la reazione da studio dell'ex calciatore fu avvelenata: "Stai zitto lo dici a tuo fratello". Sipario, niente applausi per opposte visioni sfociate in alterco.
Mercoledì sera, durante la trasmissione sportiva in Rai, Allegri e Adani sono tornati a parlarsi sia pure per interposta persona. Si erano solo punzecchiati a distanza, del resto occasioni di ‘incontro' non ce n'erano state: l'uno per un paio di anni è rimasto fermo, l'altro ha cambiato emittente. Chi si aspettava scintille è rimasto deluso. Né l'uno né l'altro avevano voglia far polemica, perfino lo stesso ‘Lele' ha tenuto i toni bassi, molto sfumati, al netto delle critiche mosse nei giorni scorsi attraverso il consueto intervento alla Bobo Tv.
A corredo dell'avvio di campionato poco brillante della Juve aveva contestato l'atteggiamento dell'allenatore che "non fa mai autocritica, ogni volta ha una scusante diversa. Per i tifosi questo non è corretto" e più ancora ne aveva sottolineato l'incoerenza dei mugugni per la rosa a disposizione. "C’è gente che si lamenta e il Napoli in difesa gioca con Kim e Rrahmani", la stilettata di Adani finita nel calderone assieme al discorso sulle "categorie" dei calciatori sottolineato dal livornese e all'estremo pragmatismo col quale ha risposto a chi gli faceva notare che, per colpa di una manovra tutt'altro che avvolgente e straripante, a Vlahovic arrivano poche palle giocabili.
"I 9 palloni toccati a Genova? Se ne toccasse uno e segnasse sarei contento". Allegri è così, bianco e/o nero. Per lui la soluzione è nella qualità dei calciatori che manda in campo, non nelle teorie tattiche. "Il calcio è una cosa semplice", non si stancherà mai di ripeterlo. Piaccia o meno ma questa è la sua visione: se ne infischia di essere bellino, pensa ai punti e al risultato. Stop.
Quando Adani, seduto accanto a Tardelli, gli fa notare la versione double-face della sua Juve lui replica in maniera molto serafica. "Come mai la sua squadra quando spinge e attacca diventa pericolosa – il quesito da opinionista – mentre quando rallenta appare meno creativa, prevedibile e soprattutto meno ispirata? Sembra quasi di trovarci di fronte a due Juventus nel corso della stessa partita…".
Allegri fa una smorfia, solleva le sopracciglia ma non mostra fastidio. Ha più l'aria di chi proprio non ha in animo di complicarsi la vita dopo aver messo 3 punti in saccoccia oltre ad avere per la testa trasferta di Firenze e poi quella a Parigi per la Champions. "Sì… ci sono momenti in cui pensiamo a gestire nel migliore dei modi, tenendo le posizioni. Abbiamo rallentato i passaggi e giocavamo un po' da fermi". Ci può stare, perché il bicchiere mezzo pieno dice che "non abbiamo subito gol né occasioni da gol". Tutti a casa, felici e contenti.