Allegri contro i ‘giochisti’: “Il calcio è roba seria, l’allenatore è bravo quando vince”
Massimiliano Allegri è stato l'ultimo allenatore a portare la Juventus per due volte in finale di Champions in 3 edizioni della Coppa (Berlino 2015, Cardiff 2017). Lo ha fatto senza Cristiano Ronaldo e quando lo ha avuto è uscito ai quarti contro l'Ajax. Quell'eliminazione costò cara: arrivò come un vento impetuoso soffiato dal partito del bel gioco e dell'estetica degli schemi (nel dualismo accentuato con la ‘grande bellezza non vincente' del Napoli di Maurizio Sarri), spazzando via quel che restava dell'esperienza del tecnico livornese.
A distanza di qualche anno da allora, dalla rivoluzione annunciata e poi soffocata in meno di un anno, la Juventus si ritrova al punto di partenza senza essere passata dal via. E il calcio italiano nel cul de sac di un'annata fallimentare (tutte fuori agli ottavi, con l'Inter addirittura fermatasi ai gironi), caratterizzata dalle lacune palesate in termini di mentalità, intensità e interpretazione tattica.
Sono sempre stato visto come quello che faceva da contraltare ai giochisti – ha ammesso Allegri nell'intervento al Club di Sky -. Non è che sono giusti loro e sbagliato io, o il contrario. Credo ci voglia equilibrio. Ho avuto la fortuna di essere cresciuto con allenatori vecchio stile. Credo non si debba buttare tutto quello che ci hanno insegnato, né serve buttare il nuovo. Il calcio è una roba seria, bisognerebbe tornare a mettere al centro i giocatori. E lavorarci.
Questione di tattica? Non solo. La disamina di Allegri va oltre il dato immediatamente sensibile, di ciò che si vede direttamente. È come rigirare il coltello nella piaga.
La tattica serve, nessun allenatore mette la squadra in campo senza organizzarla – ha aggiunto Allegri -. Si deve ricominciare a lavorare nei settori giovanili, sulla tecnica individuale, la tecnica in velocità. A me dispiace dirlo, ma i giocatori sono diventati uno strumento per dimostrare che gli allenatori sono bravi. L'allenatore è bravo quando vince o crea valore. Il calcio è gesti tecnici all'interno di un'organizzazione.
Fare un passo indietro (da parte dell'allenatore) per agevolare la crescita del singolo, e del singolo all'interno del contesto squadra. L'ex allenatore della Juve pone l'attenzione su questo aspetto tutt'altro che desueto e rappresenta il punto debole dell'intera impalcatura.
Bisogna ritornare all'abc del calcio, imparare a passare la palla, perché non tutti i passaggi sono uguali nel calcio. La costruzione da dietro: chi non la fa? C'è da capire quando farla, come farla e quando non si può fare, perché i momenti della partita sono diversi. E in ogni caso è da anni che esiste. Arrigo Sacchi, con cui a volte sono in disaccordo, ha ragione quando dice che è un gioco di squadra. Ma bisogna avere 11 giocatori che se la passano bene per avere un gioco di squadra. Il portiere è giusto che giochi con i piedi, ma quando può farlo. A Buffon dicevo: giochiamo, ma alla prima palla mezza e mezza, per non perdere certezze buttiamola via.