Allegri al telefono può dire quello che pensa: “Solo plusvalenze, un mercato del ca**o”
È il 26 luglio 2021, Massimiliano Allegri è appena tornato alla Juventus in sostituzione di Andrea Pirlo e parla al telefono, non sapendo che le sue parole sono intercettate dai Pm di Torino nell'ambito dell'inchiesta sul presunto falso in bilancio della Juventus, che ha portato dopo un anno al rinvio a giudizio del club bianconero e di 12 suoi dirigenti, con in testa Agnelli, Nedved e Arrivabene. Il tecnico livornese chiacchiera col Ds Federico Cherubini e dalle sue parole emerge la consapevolezza – annotano gli inquirenti – del "ricorso strutturale alle plusvalenze" da parte del club bianconero.
"Il mercato di oggi è quello vero dove uno va a comprare il giocatore che gli serve, cioè tu devi capire che il mercato dell'anno scorso era solo plusvalenze e quindi era un mercato del cazzo", dice Allegri. Al che Cherubini esclama in risposta: "Bravo!". La finestra di calciomercato cui l'allenatore della Juve si riferisce è quella dell'estate 2020, in cui Pirlo subentrò in panchina a Sarri dopo la vittoria dello Scudetto, l'ultimo del lungo ciclo bianconero (9 titoli) iniziato con Conte e poi proseguito con lo stesso Allegri. Quella sessione fu caratterizzata, tra le altre operazioni, dallo scambio col Barcellona – molto ‘pesante' dal punto di vista delle valutazioni dei cartellini, ad uso del respiro dei rispettivi bilanci con maxi plusvalenze – tra Pjanic (ceduto dai bianconeri per 60 milioni più 5 di bonus) e Arthur (prelevato per 72 milioni più 10 di bonus).
Quel "bravo!" di Cherubini ad Allegri dà conto peraltro di che cosa il nuovo Ds della Juve pensi – soprattutto avendone viste le rovinose conseguenze per i destini della società – dell'operato del suo predecessore Fabio Paratici, di cui era braccio destro fino al 30 giugno 2021, quando Paratici passò al Tottenham lasciando il ruolo di unico responsabile dell'area sportiva al suo ‘delfino' Cherubini. La consapevolezza in chiave critica del passato gestionale della Juve fino a qualche mese prima, un passato di cui pure era corresponsabile, emerge anche in altre intercettazioni di Cherubini sull'operato di Paratici, che viene descritto in più circostanze come sostanzialmente dissennato.
Lo stesso Cherubini peraltro ne aveva parlato con lo stesso Paratici, ricevendone in cambio una risposta sprezzante: "Non capisci un cazzo, tanto come facciamo da 4 facciamo da 10, non è un problema". Una frase che secondo gli inquirenti sottendeva il fatto che in quelle operazioni, fatte per creare plusvalenze "artefatte nei valori" a beneficio del bilancio, "non vi era esborso di denaro". "Il problema è che noi oggi lavoriamo su un pregresso troppo pesante – dice Cherubini all'ex direttore finanziario bianconero Stefano Bertola il 22 luglio 2021 – Io credo che negli ultimi anni… ma io, è stato il mio oggetto di discussione con Fabio tante volte, perché io dicevo… fermiamo questa emorragia… cioè, hai attivato una modalità lecita ma l'hai spinta troppo, perché poi hai creato…".
"Un fuori giri!", replica Bertola. "Hai fatto un fuori giri! – gli fa sponda Cherubini – È una coda lunghissima… e che ti ha portato a fare delle operazioni… che altrimenti in un contesto di normalità non puoi fare… Spinazzola-Pellegrini non puoi farlo!". Il malessere di Cherubini per i comportamenti posti in essere in sede di mercato della Juve è evidente, al punto che si porta stress e preoccupazioni a casa: "Noi alle prime riunioni di marzo si parlava di fare 300 milioni di quelli eh! (per gli inquirenti parla di plusvalenze artificiose, ndr), io ti giuro c'ho avuto delle sere che tornavo a casa e mi veniva da vomitare solo a pensarci… io quando vedevo quei numeri… fortuna che alla luce delle recenti visite ci siamo fermati (qui secondo l'accusa si riferisce alle contestazioni mosse dalla Consob, ndr)".
Nelle parole dell'attuale responsabile dell'area sportiva della Juve c'è quasi il rimorso per essere arrivati a quel punto: "Abbiamo sostenuto, pompato quel meccanismo, sostenendolo con quelle operazioni scambio… non so, è stata una cosa che se ci penso adesso dico: ma come mai non ci siamo fermati prima?". Il travaglio di Cherubini è quello di un uomo in difficoltà non solo nel lavorare tra le macerie di una situazione economica e finanziaria disastrosa, ma anche alle prese con problemi di coscienza: "Io perché sono andato in difficoltà negli ultimi anni? Mi sentivo che mi stavo vendendo l'anima, perché a un certo punto stavo facendo delle cose, ero complice di alcune cose, anche per una questione di ruolo dovevo dire a Fabio ‘non sono d'accordo', ma poi se lui diceva ‘si va', si va".
Inutili tutti i tentativi dell'allora braccio destro di Paratici di cercare di arginarne le pratiche sul mercato: "Io gli dicevo ‘vedi di sistemare la cosa, togli i ragazzi. smettiamo di fare operazioni da 10 milioni sui nostri giocatori perché sono i primi che andranno…'. ‘No ma figa, no ma no, non capisci un cazzo – era la replica dell'allora plenipotenziario dell'area sportiva bianconera – tanto come facciamo da 4 facciamo da 10 non è un problema'…". Conversazioni che secondo la Procura di Torino vanno a circostanziare uno dei capi d'accusa rivolti alla Juventus, quello della "gestione malsana delle plusavalenze", servite per "salvare i bilanci". Pratica a cui si affiancano, nei reati contestati dai magistrati, le manovre stipendi pattuite coi calciatori e le fatturazioni per operazioni inesistenti con gli agenti, oltre a sospetti di "debiti opachi" (ovvero non contabilizzati) nei confronti di altre società.